MILANO 1 LUG – Roberto Maroni è il nuovo segretario della Lega Nord. Così ha deciso il quinto congresso del Carroccio, mettendo di fatto termine all’era Bossi. L’ex ministro si libera dell’etichetta di ‘delfino’ e si prende quel partito che con il Senatur ha contribuito a fondare e portare in Parlamento. Ma precisa: sarò un segretario “come deve essere fatto da statuto: senza tutele, senza commissariamenti, senza ombre”. Il ‘capo’ invece si fa da parte, tra le lacrime, con un discorso commovente nel quale si rivolge al suo popolo: “Bisognava impedire che la Lega si distruggesse. Qualcuno non l’ha capito ma questo ho fatto… E allora il bambino è suo”. E’ una citazione biblica: Bossi si riferisce a Re Salomone che deve decidere a quale di due madri affidare un bambino conteso. E lui, Bossi, sceglie di dare il ‘bambino’ all’amico-rivale di sempre purché la Lega non si divida.
“Siatemi vicino, siatemi vicino”, sono le prime parole di Maroni in veste di neo-segretario. Ringrazia Bossi: “Per me, Umberto è un fratello, lo porterò sempre nel cuore. Ma – chiosa – oggi inizia una fase nuova”. E questa fase nuova parte con un programma preciso, “con il coinvolgimento di tutti”. “Via da Roma e da tutte le poltrone in Parlamento”, “da tutte le poltrone romane”, tuona l’ex responsabile del Viminale. La decisione Bobo la riserva, come da statuto, al consiglio che sarà eletto da lì a poche decine di minuti. Ma a questo punto appare scontata l’approvazione e questa volta davvero la delegazione leghista potrebbe lasciare il Parlamento. E’ un segnale che Maroni vuole dare alla base: bisogna tornare a lavorare sul territorio.
“I nostri sindaci ed i nostri governatori devono essere i nostri guerrieri”, spiega Maroni. Ma ci vogliono anche nuove regole, una nuova organizzazione del partito. “Io vorrei che da domani si ricominciasse a lavorare tutti insieme – rimarca Maroni con un tono fermo -. Chi é qui per lavorare sarà benvenuto, invece chi è qui per chiacchierare a vanvera può andarsene domani mattina”. Vuole essere la fine di tutte le polemiche di questi mesi che lo hanno portato alla guida del Carroccio. Il Forum di Assago è anche testimone di una stretta di mano, storica ed inaspettata, tra lo stesso Maroni e l’ex capogruppo Marco Reguzzoni. E’ segno che c’é la volontà di mettere fine “alle beghe interne”. E’ ciò che chiede dal palco con insistenza anche Roberto Calderoli. Ma non significa stop alla pulizia interna.
“Abbiamo fatto pulizia e continueremo a farla”, garantisce Maroni che contraddice quanto affermano da Bossi poco prima. Il Senatur aveva rimproverato chi “ha alzato troppo la scopa”, riferendosi alla giornata dell’Orgoglio Padano. “Il nemico è fuori”, hanno ripetuto in tanti dal palco di Assago. E questo avversario, Maroni lo indica in Mario Monti: “E’ il vero nemico della Padania”, urla. Il neosegretario lumbard punta il dito contro il patto di stabilità: invita i sindaci-guerrieri della Lega a disubbidire. Si dice “dispiaciuto” che sull’Imu tanti amministratori locali del Carroccio si siano tirati indietro. Adombra l’idea della “regionalizzazione dei debiti”: “Per 15-20 possiamo anche pagare parte di quelli degli altri – dice – ma dopo ‘fuori dai coglioni’ “. Invita il governo a “chiudere 10 ministeri”: “Sono tutti soldi buttati nel cesso”, spiega. Infine l’attacco al Sud Italia che è “la nostra Grecia che strozza il Nord”.
Maroni manda poi un ‘avviso’ all’Unione Europea: “Noi non siamo contro l’euro, a condizione che si possa creare una nuova Europa. Siamo pronti a contribuire alla nuova Europa, altrimenti è meglio uscire dall’euro e poi succederà quello che deve succcedere”. Dà poi appuntamento per la riunione del nuovo consiglio federale: “Non vedrò la partita stasera (Italia-Spagna, ndr), mi metterò subito a lavorare e in settimana ci riuniremo”.
dell’inviato Teodoro Fulgione (ANSA)