28 giu – ”L’approvazione del decreto editoria, che introduce nella legislazione criteri di massima trasparenza e attenzione ai giornali veri e al lavoro giornalistico per la definizione del finanziamento pubblico alla stampa, e’ un’occasione – si legge in una nota della Giunta Esecutiva della Fnsi – che non puo’ essere sprecata solo se la si legge per il verso giusto: adesso non ci sono piu’ scuse per giustificare l’impoverimento dei fondi per l’editoria ma ci sono solo motivi per deliberarli nella misura giusta, per tempo, evitando che le regole restino scritte sulle lapidi.
Norme buone, pero’, possono non funzionare se manca la materia prima per le quali debbono essere applicate. E non vi e’ dubbio che i soli 63 milioni di euro previsti a favore dei giornali in cooperativa, politici, di idee, delle minoranze linguistiche e delle comunita’ italiane all’estero, per l’attivita’ dell’anno in corso (ma erogabili a fine 2013), siano talmente insufficienti da lasciare parecchi morti per strada. Regole e leggi debbono servire per i vivi.
Il decreto votato ieri dal Senato e’ un indubbio passo avanti, che sviluppa un percorso gia’ aperto con il nuovo regolamento e che deve essere considerato base per una riforma complessiva che rimane indispensabile per il settore, come peraltro riconosciuto dallo stesso governo quando, in contemporanea con l’emanazione del decreto, sempre su proposta del Sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, ha pure proposto all’esame del Parlamento un disegno di legge specifico.
Le regole approvate dal Senato e che, presumibilmente, diventeranno definitive con il voto della Camera entro il 20 luglio, sono senz’altro interessanti per la selettivita’ dei criteri di accesso ai contributi per il valore dato all’occupazione professionale (con tetti fino a 2,5 milioni per testata su questo capitolo di spesa), per la valutazione delle copie vendute e per l’integrazione carta-online, fermo restando l’obbligo dell’organizzazione redazionale e dell’occupazione contrattualizzata. Su questi punti, peraltro, sono positivi gli emendamenti introdotti per iniziativa di alcuni Senatori (capofila Vincenzo Vita), mentre non del tutto convincenti appaiono altre norme come quelle dei limiti di diffusione per definire nazionale una testata (appena tre regioni).
Sugli effetti pratici occorrera’ valutare, cammin facendo, i risultati reali per le testate delle minoranze linguistiche e delle comunita’ italiane all’estero per le quali forse serviranno norme di specificazione”. asca