Dopo lo stravolgimento della Costituzione, Napolitano si ricorda di esserne garante

28 giu – ”Con le tensioni che si manifestano anche in rapporto alla prospettiva delle elezioni per il rinnovo – nell’aprile del 2013 – della Camera e del Senato, si intreccia il venir meno dell’intesa realizzatasi poche settimane fa, nella competente Commissione del Senato, su un significativo progetto di revisione dell’ordinamento della Repubblica (seconda parte della Costituzione).

E’ quel che ha sancito l’approvazione, ieri sera, da parte dell’Assemblea, con un voto di ristrettissima maggioranza, di un emendamento sulla composizione del Senato, cui seguira’ l’esame di altro emendamento o gruppo di emendamenti egualmente estraneo alla larga intesa raggiunta e presentata il 1* giugno dal Presidente della I Commissione, sen. Vizzini”.

E’ quanto dichiara in una nota il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che completa poi cosi’ il suo ragionamento: ”Debbo esprimere il mio convincimento che pur legittime proposte di piu’ radicale revisione costituzionale richiedono una ponderazione e un confronto di certo non immaginabili in questo periodo e clima di fine legislatura”.

L’allarme del giurista Rodotà:

Allarme del Giurista Rodotà dopo la modifica degli art. 41 e 81 della Costituzione: Può un Parlamento di non eletti mettere mani in modo così incisivo sulla Costituzione?

Con una battuta tutt’altro che banale si è detto che la riforma dell’articolo 81 ha dichiarato l’incostituzionalità di Keynes. L’orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali.”

L’altro fatto compiuto riguarda la riforma costituzionale strisciante dell’articolo 41. Nei due decreti citati, il principio costituzionale diviene solo quello dell’iniziativa economica privata, ricostruito unicamente intorno alla concorrenza, degradando a meri limiti quelli che, invece, sono principi davvero fondativi, che in quell’articolo si chiamano sicurezza, libertà, dignità umana. Un rovesciamento inammissibile, che sovverte la logica costituzionale, incide direttamente su principi e diritti fondamentali, sì che sorprende che in Parlamento nessuno si sia preoccupato di chiedere che dai decreti scomparissero norme così pericolose.