IMOLA 25 GIU – Non accade in un paese del terzo, del quarto e neanche del quinto mondo, ma accade a Imola, in Italia, in Europa, in Occidente.
Succede che a volte si venga colpiti da un dolore, che ben presto diventa costante, a tratti lancinate. Siccome, “ognuno è il medico di se tesso” con il solito “fai da te” si prende qualcosa e si lascia passare un pò di tempo, pensando di stare meglio.
Ma non è così. Il dolore appare come intercostale. O, per rendere meglio l’idea uso una affermazione cruda: è come avere la sensazione di avere piantato nella schiena un coltello da macellaio.
Sono le sette di sera, non sai cosa fare, se aspettare, se chiamare la Guardia medica, se andare al Pronto Soccorso. Nel frattempo, il dolore aumenta: decidi quindi di fare un salto al Pronto Soccorso, con la speranza di non trovare la solita calca da terminal per una destinazione esotica.
Quando arrivi là infatti, non c’è quasi nessuno e religiosamente ti scappa un pensiero ad alta voce: “Va là, è vuoto, ma, allora Dio c’è”. Ti avvicini alla Triage e l’operatore sanitario ti accoglie come in quella che un tempo si chiamavano Dogana.
Espleti le conformità rituali con il classico codice bianco e, preso atto che davanti a te fortunatamente non ci sono molte attese, cominci ad aspettare. Aspetti, aspetti, e aspetti ancora, ma il tuo turno non arriva mai. Passa un ora, poi due. Solo oltre le nove di sera decidi di scegliere l’alternativa. La Guardia Medica.
Ti informi presso gli operatori dell’accoglienza e, mentre impari che la Guardia medica non esiste più, nel senso che le hanno cambiato nome ( ora si chiama continuità Assistenziale) un operatore ti dice una cosa, l’altra operatrice te ne dice un altra. Per non abbassare la loro autostima, non fai notare la loro incoerenza e assenza d’informazione (forse non sono tenuti?), firmi il modulo per annullare l’attesa al Pronto Soccorso e salutando te ne vai.
Ma, dove vai? Non hai capito a quale dei due operatori sia meglio dar retta e quindi fai come San Tommaso, ti rechi all’indirizzo della Comunità Assistenziale (con la speranza che almeno quell’indicazione sia corretta) e vai a vedere di persona come funziona. Non funziona. Non ricevono. Prendi consapevolezza, di fronte all’evidenza, che vengono solo a domicilio e soltanto dalle 20 in poi. Il primo pensiero: “Orari assurdi, personale scarso”.
Raccogli i tuoi stracci e vai via, insieme al dolore che non ti molla per un istante e ti toglie il respiro fino al punto di doverti fermare. Poi, pian piano riprendi fiato e torni a casa ( tu puoi, tu ce l’hai una casa). E a casa che fai? Idea geniale: chiami la Guardia medica ops… Comunità assistenziale al numero verde.
Risponde un medico al quale esprimi le tue sensazioni, descrivi il tuo male ed il tuo malessere, ma quello ti chiede se puoi rimandare all’indomani per farti visitare dal tuo medico di famiglia. Gli spieghi che hai difficoltà respiratorie e lui, preso da un attacco di sensibilità, decide che farà un salto, appena potrà.
Bene, aspetti. Il medico arriva quando si sono già fatte le 22.30 arriva. Alcune domande, esercizi di respirazione, ti visita, ti somministra dei farmaci attraverso due iniezioni e ti prescrive una radiografia toracica urgente. All’indomani ti rechi in Ospedale e fai la “lastra” che ti consegnano solo dopo aver pagato il Ticket. E se, non avevi i soldi? Capita solo agli altri? Chissà se te l’avrebbero consegnata lo stesso la “lastra” da far vedere al tuo medico di famiglia?
Meglio non pensarci. Vai dal tuo medico, ma ovviamente non c’è. Torni il giorno dopo. Legge l’esame. Vede la lastra. Ti visita. Decide che devi fare una tac toracica e una ecografia all’addome.
Dalla segreteria dell’Ambulatorio del tuo Medico di fiducia ti fanno fare subito la prenotazione. Per sapere, per conoscere, per valutare, per intervenire occorre fare urgentemente una Tac toracica.
A Imola, c’è posto a febbraio 2013. Mentre per l’Ecografia all’addome nell’aprile 2013.
Ora senza buttarla in politica, ma neanche a tarallucci e vino perchè qui si parla della nostra salute, della nostra vita, ci dobbiamo chiedere: se in una città tra le piu avanzate d’Italia, se in una Regione tra le più importanti d’Europa la situazione è tale, come sarà altrove?
E poi, se neppure nel momento del bisogno è possibile avere un Servizio sanitario accettabile, per quale motivo un cittadino deve pagare le tasse?
un possibile pneumo torace con codice bianco? Mi sembra strano!
In quanto ai tempi biblici … bisogna riflettere su “dove e come vogliamo arrivare” con la nostra politica .. dare tutto a tutti costa tanto ed ha bisogno di risorse adeguate! D’altra parte non si può negare l’assistenza sanitaria a nessuno e quindi in tempi di “ristrettezze” come questi si finisce per “far finta di dare a tutti”… dobbiamo scegliere che tipo di Italia vogliamo!