“Esodati” Inps 390.200. “Salvaguardati” Frignero 65mila, anzi no, 120mila, forse…Pronta la valigia..

Fornero, tutelati 65mila restano fuori 55mila. Ministro al Senato: ‘Dati Inps parziali e forvianti’. Impegno del governo ad aprire tavolo tecnico

Potrebbero essere 120.000 nel complesso i lavoratori salvaguardati rispetto all’aumento dell’età pensionabile previsto dalla riforma Fornero e che quindi potranno andare in pensione con le vecchie regole: al decreto firmato per 65.000 soggetti nei giorni scorsi infatti potrebbero aggiungersi, secondo l’informativa di oggi del ministro del Lavoro, Elsa Fornero al Senato, altri 55.000 soggetti, soprattutto tra i lavoratori per i quali sono stati firmati accordi di mobilità in sede governativa. Fornero ha definito le cifre contenute nella Relazione Inps al Ministero che calcolavano la platea degli esodati (quei lavoratori che rischiano di restare senza lavoro e senza pensione) in 390.200 unità “parziali e fuorvianti” accusando l’Istituto di aver “impropriamente alimentato le polemiche”.

La nuova platea di “salvati” non convince però i sindacati che tornano a chiedere una soluzione previdenziale per tutti e dicono no all’ipotesi del Governo di estendere gli ammortizzatori sociali ai lavoratori esodati meno anziani che non siano coinvolti in accordi collettivi di mobilità. La soluzione per i lavoratori esodati è chiesta con grande forza anche dal Pd che con il leader Pierluigi Bersani si dice disponibile ad accelerare sulla riforma del mercato del lavoro purché ci sia una risposta “non verbale e rapida” sul problema. Il ministro del Lavoro si è detto disponibile a un tavolo tecnico sugli esodati (anche se, ha spiegato, la definizione corretta da usare è “lavoratori che meritano, pur con costi per la collettività, di essere salvaguardati dagli effetti del recente inasprimento delle regole per il pensionamento”).

Tra i lavoratori che dovrebbero essere salvaguardati con il prossimo provvedimento del Governo dovrebbero esserci anche quelli dello stabilimento Fiat di Termini Imerese chiuso lo scorso dicembre. Potranno infatti andare in pensione con le vecchie regole anche coloro che hanno fatto accordi entro il 4 o il 31 dicembre ma per i quali il collocamento in mobilità è previsto anche in data successiva (per quelli di Termini nel corso dei due anni di cassa integrazione straordinaria concedibili nei casi di cessazione di attività). Per quanto riguarda i prosecutori volontari e i cosiddetti “cessati” dal lavoro entro il 31 dicembre dovrebbe essere esteso da 24 a 36 mesi il periodo entro il quale vanno raggiunti i requisiti (non entro il 2013 ma entro il 2014).

Per i lavoratori “meno anziani” che restano esclusi dal nuovo provvedimento il Governo pensa a un “mix di misure” come l’estensione del trattamento di disoccupazione, formule di sostegno dell’impiego con incentivi contributivi e fiscali o la partecipazione volontaria a lavori di pubblica utilità. Fornero ipotizza anche la possibilità di estendere il metodi di calcolo “contributivo pieno” adesso previsto per le donne che vogliano uscire dal lavoro prima dell’età di vecchiaia, anche agli uomini “come opzione di scelta da demandare a lavoratore e azienda”. (al momento le donne possono andare in pensione a 57 anni di età e 35 di contributi ai quali si aggiunge la finestra mobile ma il calcolo della pensione è interamente contributiva).

“La nuova cultura del lavoro – ha concluso Fornero al Senato – deve liberarsi dell’idea che superati i 50 anni ci si avvicini verso un declino progressivo delle capacità e dell’impegno lavorativo e che pertanto sia impossibile per un sessantenne trovare un lavoro anche solo part time”.

Articolo di Alessia Tagliacozzo da Ansa.

Titolo: nostra redazione.