19 giu – ”Non puo’ essere vera la giustificazione addotta dal Quirinale sabato, ovvero che il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, scrisse quella lettera al Procuratore generale della Cassazione, per manifestare un’esigenza di coordinamento delle indagini.
Il destinatario non poteva essere in quel caso il Pg della Cassazione, ma il capo della Direzione nazionale antimafia. Infatti, il primo ha il compito di eseguire indagini disciplinari, non di coordinamento, che viceversa spetta al capo della Dna”.
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Cosi’ Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano sulla presunta trattativa Stato-mafia per la quale ”abbiamo bisogno di capire esattamente che cosa e’ successo e quali livelli di intervento ci sono stati”.
In ogni caso, continua Di Pietro tornando a parlare dell’intervento del Colle, ”che ha fatto il Pg della Cassazione quando ha ricevuto la lettera? A chi l’ha trasmessa? E come ci e’ entrato il capo della Dna?”.
Di Pietro chiarisce che ”l’ultima cosa che voglio e’ denigrare e ingiuriare il Capo dello Stato. Da parte mia nessuno scontro, ma una scelta: e’ lecito e doveroso da parte delle forze politiche chiedere conto. Stiamo parlando di persone morte ammazzate, di braghe calate rispetto ai mafiosi, di annullamento del carcere duro a circa 200 detenuti”. asca