18 giu – Alla vigilia della giornata mondiale del rifugiato il Consiglio Italiano per i Rifugiati presenta a Roma, al Museo di Roma in Trastevere alle ore 10.00, la ricerca Le Strade dell’Integrazione, finanziata dal Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Liberta’ Civili e l’Immigrazione e dall’Unione Europea, nell’ambito del Fondo Europeo per i Rifugiati. Il progetto e’ stato realizzato da il Consiglio Italiano per i Rifugiati, dalla Sapienza Universita’ di Roma, dall’Associazione Comitato per il Centro Sociale e dall’Associazione Xenia.
La ricerca ha analizzato l’impatto che i percorsi di accoglienza e i servizi per l’integrazione hanno avuto sulle capacita’, sulle opportunita’ e le realta’ di autonomia, di inserimento socio-economico e di integrazione su un target di persone in protezione internazionale, presenti in Italia da almeno 3 anni.
La ricerca si e’ sviluppata su 7 territori particolarmente rappresentativi delle diverse realta’ presenti a livello nazionale: Torino, Bologna, Roma, Caserta, Lecce, Badolato e Catania. Nello studio si sono raccolti 222 questionari rivolti a rifugiati e titolari di protezione sussidiaria presenti in Italia da almeno tre anni; 59 interviste in profondita’ a titolari di protezione internazionale e 33 interviste a operatori che, a vario livello, lavorano nel settore dell’accoglienza e dell’integrazione. Si sono inoltre realizzati 7 focus group in cui si sono messi a confronto i titolari di protezione internazionale e gli operatori che hanno dialogato sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione.
Dalle evidenze raccolte e dall’analisi elaborata, la ricerca ha tratto suggerimenti e raccomandazioni per incidere positivamente sul sistema d’asilo in Italia. Come sottolinea Christopher Hein, direttore del Cir, ”le evidenze raccolte nella ricerca ci parlano di un sistema che ha ancora molto da costruire prima di dirsi completo.
Nonostante gli sforzi degli ultimi anni, anche grazie al Fondo Europeo, non abbiamo ancora un vero programma nazionale di integrazione. Molto spesso i rifugiati escono dai centri di prima accoglienza senza avere possibilita’ di accesso a percorsi di integrazione e molti percepiscono un vuoto e un’assenza di opportunita’. Nella ricerca abbiamo intervistato anche rifugiati con storie fortunate, e’ vero.
Sono quelli che hanno avuto un graduale e accompagnato percorso verso l’autonomia, che hanno potuto studiare, formarsi e poi introdursi al lavoro. Come CIR crediamo che sia ormai giunta l’ora di una svolta nel nostro Paese: i tempi sono maturi per adottare una prospettiva di lavoro che superi l’approccio per cui si affrontano le misure di integrazione sotto forma di progetti. I progetti sono utili per lo sviluppo di modelli e metodologie, per sperimentare l’innovazione, per affrontare ed approfondire problematiche specifiche e per condurre studi – ma non possono e non devono sostituire programmi permanenti”. asca