30 mag – Pensando al coacervo di guai che turba, stranisce e inguaia il Vaticano e la Curia romana, verrebbe spontaneo solidarizzare con i colpiti da tanta disgrazia non avendone alcuna responsabilità; o, quantomeno, avendo soltanto quella dell’omissione.
Poi, il quid di malignità che alberga in ciascuno di noi, solletica la fantasia e i richiami della memoria rendendo assai più attraente lo sberleffo o la più sottile ironia.
Molti di noi ricorderanno i sussiegosi e ammonitori richiami di certi porporati di fronte alle licenze erotiche del Cavalier Patonza.
Il suddetto, non avendo preso i voti né fatto voto di castità (come una Bindi o un Formigoni qualsiasi) , ma avendo, in un giorno ormai lontano, deciso di cambiare l’Italia, si dimenticò che la vita privata di un uomo pubblico diventa più pubblica dell’uomo medesimo.
Detto tutto il male possibile di quel libertino di Silvio, cosa dire dei porporati fustigatori dei costumi berlusconiani?
Guglielmo Donnini