Miliardi di euro per ripulire bacini d’acqua da residui di pillola anti-concezionale

24 mag – Miliardi di euro andrebbero in fumo per ripulire dai residui di farmaci ampiamente utilizzati i bacini d’acqua del vecchio continente. Ad accendere il dibattito sui costi per la società legati all’inquinamento di fiumi e laghi da residui di medicinali a base di ormoni, prima fra tutti la pillola anti-concezionale, sono gli scienziati ambientali britannici Richard Owen e Susan Jobling, che dalle pagine di ‘Nature’ chiedono un confronto urgente prima dell’approvazione della prossima normativa europea in materia.

L’Unione europea (Ue) prevede infatti entro la fine dell’anno di votare la regolamentazione ambientale del principio attivo della pillola anticoncezionale, l’etinilestradiolo, come parte della sua direttiva quadro sulle acque. Questa sostanza chimica, insieme ad altri estrogeni naturali, viene eliminata con le urine e finisce in fiumi e laghi, dove può influenzare i cicli riproduttivi dei pesci.

Se si arriverà a un via libera, la proposta creerà un precedente per la regolazione della dispersione di prodotti farmaceutici nell’ambiente che danneggiano la vita acquatica anche a concentrazioni estremamente basse. I costi di un ‘repulisti’, rilevano gli esperti dell’University of Exter e della Brunel University, sono enormi: le stime parlano di 30 miliardi di euro solo per Inghilterra e Galles. E l’industria e i governi difficilmente sosterranno una spesa simile nell’attuale situazione economica.

Owen e Jobling sono preoccupati dal fatto che il pubblico non venga consultato su questa delicata materia, dal momento che le discussioni dell’Unione europea in corso sono a porte chiuse. Ma secondo gli scienziati il dibattito deve essere pubblico, dal momento che “la questione riguarda tutti noi”. adnk