24 mag – La Commissione Tributaria Regionale di Roma, con sentenza depositata presso la Segreteria ufficiale lo scorso 18 maggio, ha sentenziato la condanna per il Gruppo Editoriale “L’Espresso” ( maggior azionista e presidente è Carlo De Benedetti) al pagamento di imposte per un importo di oltre 200 milioni di euro, ovvero 440 miliardi delle vecchie lire, ai quali vanno aggiunti altri 14 miliardi, per una vicenda fiscale risalente al 1991 e al respinto ricorso con conseguente condanna anche al pagamento delle relative spese processuali per circa 500mila euro.
L’anno di riferimento è il 1995, quando la Guardia di Finanza effettua una verifica fiscale su una operazione di fusione in cui i grossi nomi erano la “Editoriale La Repubblica SpA” e la “Editoriale L’Espresso SpA”, entrambi parte del “Gruppo CIR” dell’imprenditore Carlo De Benedetti, di fatto attuale proprietario della maggioranza delle quote di controllo.
In conseguenza delle verifiche effettuate dalle Fiamme Gialle, l’Ufficio Imposte aveva promulgato due notifiche per accertamenti che oggi sono state riunite nel procedimento in corso, e che avevano dato origine alla richiesta di danni al Gruppo “L’Espresso” per un ammontare di 700 miliardi delle vecchie lire. Naturalmente, “L’Espresso” decise di impugnare tale decisione riservandosi di rivolgersi agli uffici giudiziari di competenza. Un procedimento che finisce fino alla Corte di Cassazione nel 2007, la quale ribaltava la sentenza della Commissione Tributaria del Lazio e rimetteva ulteriori procedimenti ad un’altra sezione della stessa CTR Lazio.
Questa sezione è quindi giunta alle decisione di condannare il Gruppo “L’Espresso” al pagamento di oltre 200 milioni di euro. Decisione alla quale il Gruppo non certo si rassegnerà.
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