15 mag – ”L’Italia e’ d’accordo con l’approccio proposto dalla Commissione europea in base al quale, in sostanza, tutte la pianificazione della pesca europea deve ruotare intorno alla fissazione della ‘quantita’ pescabile0 in modo che gli stock possano ricrescere e riportarsi ai livelli auspicabili”.
Lo ha detto oggi ai partner europei a Bruxelles il ministro per le politiche agricole e della pesca, Mario Catania, nell’affrontare quella che considera la ”discussione chiave” sulla riforma della politica della pesca in Europa: il cosiddetto ‘rendimento massimo sostenibile’ (Rms), per la cui fissazione la commissaria europea alla pesca Maria Damanaki, ha chiesto un parere scientifico su ogni stock pescato.
A causa delle norme UE già esistenti, fra il 1963 e il 2008 le flotte europee hanno gettato in mare qualcosa come 2.1 milioni di tonnellate di solo merluzzo bianco per rimanere all’interno delle quote per la pesca stabilite dall’Unione.
Lo studio pubblicato dalla New Economics Foundation si è concentrato esclusivamente sul merluzzo perché si tratta di uno degli stock ittici sul quale esistono le stime più accurate e precise e, naturalmente, sottolinea come dal punto di vista economico si tratti di uno “spreco” di 2,7 miliardi di euro, ma non può non impressionare anche il dato ambientale.
Quanto pesce peschiamo e poi buttiamo in mare ormai morto o moribondo per seguire assurde regole ispirate esclusivamente all’aspetto economico e agli equilibri commerciali dei paesi?
Le stime meno prudenti parlano di una percentuale vicina al 60% del pescato. Si getta via questa caterva di pesce, un abominio ambientale, etico ed economico.