15 magg – Dalla Libia giunge una notizia che getta un’ombra sul futuro politico del paese.
Abdel Hakim Belhaj, conosciuto anche come Abu Abdullah al-Sadek, uno dei capi storici delle milizie libiche armate, ha infatti annunciato la sua determinazione ad entrare in politica.
Si tratta di un personaggio molto potente, che durante il regime di Gheddafi ha capeggiato una formazione islamista contraria al Colonnello. Gli uomini della sua milizia, circa un migliaio, combatterono attivamente la dittatura di Gheddafi, ma furono di fatto affiliati ad Al Qaeda.
Per questo motivo Hakim Belhaj fu arrestato in Malaysia nel 2004.
Abdel Hakim Belhaj, capo del Consiglio militare di Tripoli e uomo forte della rivoluzione ha deciso di scendere in campo, dimettendosi dall’incarico per dedicarsi a tempo pieno alla politica.
L’ex leader del Gruppo Combattente dei Libici Islamici (Lifg), formazione anti-Gheddafi protagonista a meta’ degli anni ’90 di diverse insurrezioni in Cirenaica e, secondo alcuni studiosi, di ben tre tentativi di uccidere il rais, formera’ un suo partito, ha reso noto un consigliere.
Nato nel 1966 nella capitale libica, una laurea in ingegneria, Belhaj ha un passato di combattente al fianco dei mujaheddin afghani all’epoca dell’invasione sovietica. Tornato in patria costituisce il gruppo islamico anti-Gheddafi, poi rientra nuovamente in Afghanistan, questa volta sotto l’egida dei talebani.
Nel 2002 il regime di Muammar Gheddafi spicca un mandato di cattura nei suoi confronti accusandolo di avere ”stretti legami” con al Qaida e con il mullah Omar. Due anni dopo viene catturato in Thailandia con la collaborazione della Cia e del MI6 e poi restituito al regime di Gheddafi, dopo una tappa nel carcere speciale di Guantanamo, nell’ambito del programma di ‘rendition’ piu’ volte messa in atto dall’intelligence Usa.
Esce dal carcere nel 2010, amnistiato da Saif al-Islam. Pochi mesi dopo guida una delle fazioni piu’ agguerrite della rivolta, quella che a fine agosto, con l’aiuto dei Tuwar (rivoluzionari) del Jebel Nafusa, pone fine allo strapotere di Gheddafi, costringendo lui e la sua famiglia a una precipitosa ritirata, e ad abbandonare la capitale nelle mani dei ribelli.
Ma non e’ tanto il suo discusso passato a preoccupare alcuni settori del Cnt: Belhaj sarebbe sostenuto direttamente dal Qatar, che avrebbe elargito aiuti a pioggia, economici e militari. Lui si definisce ”un normale cittadino che combatte per una causa comune”, ma e’ certamente uno dei leader piu’ amati in un Paese in cui si profila una Costituzione con la Sharia come principale fonte di diritto, come numerosi esponenti del Cnt hanno anticipato. E forse potrebbe essere proprio lui quell”uomo forte” che secondo i sondaggi i libici aspettano nella Libia post-Gheddafi. (ANSAmed).