14 mag – Come sempre, venerdì sera è bastato un pretesto per scaldare gli animi: una perquisizione del blocco sgradita, il cibo insipido, perfino il Corano. Per gli immigrati, quasi tutti nordafricani, ogni scusa è buona per dare vita alla protesta violenta e organizzata.
Per calmare i 60 clandestini sono dovute intervenire tutte le Volanti della polizia, i carabinieri con più equipaggi e la guardia di finanza. Non solo, stavolta è servito anche l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno spento i focolai alimentati con carta e coperte (che ora saranno ricomprate a spese dei contribuenti, ndr) prima che gli incendi si propagassero al resto degli arredi.
Tensione alle stelle: è stato necessario anche utilizzare “gli spari” d’acqua degli idranti per calmare gli spiriti degli ospiti.
La rivolta avrebbe avuto origine nel blocco numero 6, il più difficile, dove da tempo è rinchiuso un gruppo di clandestini particolarmente pericolosi e facinorosi. Da qui la protesta si è estesa a tutto il Cie e le forze dell’ordine hanno faticato molto per riportare la situazione alla calma. Gli immigrati urlavano, brandivano aste di ferro, davano fuoco alle cose, hanno rotto delle ringhiere e il fanale che illumina la struttura, sbattuto le porte e tentato la fuga. Solo all’una di notte inoltrata la situazione è rientrata: ieri al Cie si contavano i danni e il centro è stato risistemato. RdC
Proprio oggi il premier Monti ha dichiarato: «Non si può sperare che cessino per miracolo gli arrivi dalla sponda Sud del Mediterraneo- bisogna creare un ponte di fiducia tra le giovani generazioni dei diversi Paesi del Mediterraneo. Bisogna non alimentare il pregiudizio, bisogna vedere gli altri non come nemici ma – ha concluso Monti – come possibili e immediati alleati».