5 mag – ”Questo libro, proprio per i suoi caratteri sinistramente attuali, dovrebbe dunque imbarazzare fortemente coloro che sostengono l’eutanasia pensando di non avere niente a che fare con il nazismo”: e’ quanto scrive, sulla prima pagina dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, la storica Lucetta Scaraffia, in un articolo dedicato alla pubblicazione della traduzione italiana di ”Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens” (La liberalizzazione della soppressione della vita senza valore), di Karl Binding e Alfred Hoche, uscito in Germania nel 1920 e che ebbe poi un ruolo fondamentale nella teorizzazione dello sterminio di massa.
Scaraffia sottolinea che i due autori non erano nazisti – uno di loro si dimise addirittura alla presa del potere da parte di Hitler: ”Anche se i nazisti fecero poi un grande uso di questo testo diffondendone le tesi di base, si trattava di idee germinate in una cultura precedente: il darwinismo eugenista, molto in voga in quegli anni in Europa”.
Secondo la storica, quello di Binding e Hoche, e’ un libro ”molto attuale”: ”Nei motivi addotti per giustificare – anzi, auspicare – l’eliminazione delle persone malate gravemente o affette da disturbi psichici ritroviamo idee e vocaboli in uso ancora oggi presso i fautori dell’eutanasia o della selezione dei feti”.
I due ”sostengono che non si puo’ considerare vita in senso pieno quella di chi, a causa della malattia, e’ esposto a un’agonia dolorosa e senza speranza, o quella degli idioti incurabili, che trascinano esistenze senza scopo e utilita’, imponendo alla comunita’ oneri di sostegno pesanti e inutili.
A proposito di queste persone, i due studiosi inventano una nuova definizione, che godra’ un grande successo anche ben oltre la sconfitta del nazismo: ‘vite non degne di essere vissute’. Una definizione che spiana la strada all’eliminazione dei malati e degli inabili, permettendo che questi omicidi vengano giustificati con una motivazione moralmente apprezzabile: essi parlano infatti di ‘morte caritatevole‘ (Gnadentod)”.
”Si tratta – fa notare Scaraffia sull’Osservatore Romano – delle stesse parole che ritornano negli scritti di molti bioeticisti contemporanei, e di molti politici che sostengono proposte legislative di tipo eutanasico. Come scrivono i curatori nell’introduzione, ‘la nozione di vita come bene degno di tutela viene d’ora in avanti disancorata da qualunque postulato metafisico, da qualunque dogma giusnaturalistico, e condotta verso una semantica della concretezza e dell’immanenza: la vita ha valore in quanto essa procura piacere e si sottrae al dolore’. Questo libro, proprio per i suoi caratteri sinistramente attuali, dovrebbe dunque imbarazzare fortemente coloro che sostengono l’eutanasia pensando di non avere niente a che fare con il nazismo”.
”Disprezzo della vita umana imperfetta, sopravvalutazione delle capacita’ della scienza: ecco due atteggiamenti – conclude l’articolo – ancora fortemente presenti nel nostro tempo, a dimostrare che l’eugenetica e’ ancora viva, e non e’ stata liquidata insieme al passato nazista. Anche perche’ con quest’ultimo si identificava solo in parte. Come prova il libro di Binding e Hoche”. asca