Spending review in Cdm: Task force sui conti? Meglio su Monti!

ROMA, 30 Aprile – La revisione della spesa pubblica, l’ormai nota ‘spending review’, arriva alle 15 sul tavolo del Consiglio dei ministri. Ad illustrare questa prima ‘ricognizione’ sarà il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che ormai da mesi gestisce il ‘dossier’. Obiettivo primo di questa razionalizzazione e delle risorse eventualmente reperite è blindare il pareggio di bilancio nel 2013 (attualmente il Governo prevede un deficit dello 0,5%, close to balance, cioé vicino al pareggio come previsto dagli accordi europei). E sostituire le risorse attese dall’aumento dell’Iva (4 miliardi) con i tagli alla spesa. Anche la Banca d’Italia giorni fa in Parlamento diceva: per avvicinarsi maggiormente al pareggio di bilancio nel 2013 “potrebbero essere utilizzate risorse reperite attraverso la spending review e una migliore gestione del patrimonio pubblico”. Ma un’altra ‘clausola’ garantisce attualmente il pareggio: l’aumento di due punti delle aliquote Iva più alte. Come noto però il Governo sta cercando di scongiurare questa ipotesi dagli effetti decisamente recessivi sui consumi e quindi a cascata sulla produzione. Quindi l’obiettivo sarebbe proprio questo, e certo allontanerebbe ancora di più l’ipotesi di un calo delle tasse con le risorse della ‘spending’ come chiesto da più parti. E anche nella risoluzione dei partiti che appoggiano il Governo che nella risoluzione per il via libera al Def scrivono: le risorse della spending review e della lotta all’evasione “devono essere prioritariamente destinate” alla riduzione delle tasse sui “redditi da lavoro e da impresa”. Il nodo comunque è proprio quello delle risorse (circola una cifra mai confermata molto vaga: tra i 5 e i 10 miliardi) che arriverebbero in cassa. Ma si tratta di una cifra molto vaga e che comunque arriverebbe in più step. L’ipotesi sarebbe infatti quella di un decreto prima dell’estate per garantire i 4 miliardi di aumento Iva. Poi una seconda parte della revisione sarebbe affidata alla Legge di Stabilità ad ottobre. Se ne occuperebbe in ogni caso una apposita task force (che si insedierebbe oggi) guidata dallo stesso Giarda. Gli obiettivi della revisione li spiegava pochi giorni fa il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli: i ministeri saranno certamente ‘colpiti’, ma rappresentano appena il 5% della spesa pubblica per il personale. Per ottenere quindi risparmi apprezzabili bisognerebbe intervenire su settori ‘chiave’ ma già ampiamente colpiti: scuola, salute, enti locali e forze dell’ordine. Ma la prospettiva aveva fatto infuriare il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, che aveva fatto notare a Grilli che ad esempio tagliare sulla scuola voleva dire aumentare ancora le spese, già insostenibili, per le famiglie. Insomma sul taglio alla spesa tutti d’accordo ma non quando si da – come diceva Grilli – “un nome e un cognome” al taglio. E un nome e un cognome lo ha avanzato anche il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo: la spending review “deve investire tutto il corpo della P.a. compresi gli Enti locali. Negli ultimi 10 anni in termini percentuali la spesa centrale è diminuita, quella degli Enti locali è aumentata”. Ma da sempre gli enti locali affermano il contrario. Il nodo per il governo tecnico è quindi, a questo punto, del tutto ‘politico’: decidere su chi, come e quanto tagliare. Ma un ‘nome e cognome’ già emerge: è quello del Guardasigilli Paola Severino che avanza una serie di proposte per i tagli alla giustizia con l’obiettivo di risparmiare ma anche razionalizzare il sistema. Bisognerà capire se la stessa disponibilità sarà dimostrata in Cdm dai titolari degli altri dicasteri. Resta sullo sfondo la richiesta ‘corale’ di un taglio delle tasse (con una pressione fiscale ormai oltre il 45%) e la minaccia avanzata da Roberto Maroni di arrivare alla disobbedienza fiscale contro l’Imu.

Ansa di Francesco Carbone

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