24 apr – ”Non sono contraria all’apprendimento approfondito delle lingue straniere, ma non vorrei che il nostro parlato e la nostra scrittura diventassero piu’ servili di quanto gia’ non sono”. Lo evidenzia la scrittrice Dacia Maraini, in un intervento sul ”Corriere della Sera”, in merito alla polemica in corso sulla scelta del Politecnico di Milano che, a partire dall’anno accademico 2014-2015, eroghera’ in lingua inglese l’intera offerta formativa magistrale.
”Se parlassimo tutti l’inglese invece che l’italiano – scrive Maraini rivolgendosi direttamente al rettore del Politenico di Milano, Giovanni Azzone -, il nostro paese sarebbe mille volte piu’ ‘spendibile’ sul mercato del lavoro.
Diventeremmo una piccola provincia anglosassone”. E invece, rimarca, ”io mi sento italiana perche’ parlo e scrivo in italiano. Penso che la mia identita’ si trovi proprio nella lingua in cui sogno e racconto”.
Il nostro, conclude la scrittrice, ”e’ un paese che ama e cura poco la propria lingua. Lo si capisce dalla scarsa propensione alla lettura, dalla prontezza con cui la calpestiamo sotto i piedi, la denigriamo e la imbastardiamo.
Cerchiamo di investire su una migliore conoscenza e pratica dell’italiano. Da li’ ci vera’ la forza per affrontare le lingue straniere, fuori da ogni servilismo linguistico”. asca