VARESE 22 Aprile – L’incontro chiarificatore tanto evocato fra Umberto Bossi e Roberto Maroni è avvenuto, a sorpresa o “per caso” a seconda dei commenti, nel retropalco di un comizio elettorale a Besozzo. Uno dei piccoli comuni in cui la Lega corre da sola, dove stamani era atteso solo l’ex ministro dell’Interno. E fra i numerosi sorrisi, sfoggiati come risposta alle incomprensioni nate dal presunto dossier ai danni dell’ex ministro dell’Interno, non solo è arrivata l’ammissione che gli scandali recenti hanno provocato “vergogna” ma anche parole che fanno già parlare di investitura.
“Al congresso federale? Io voto per il bene della Lega, e Maroni è il bene della Lega”, ha infatti risposto Bossi ai giornalisti che si erano avvicinati, appena concluso il faccia a faccia tra i due, chiedendo se appoggerebbe un’eventuale candidatura a leader di Bobo. Nel frattempo Bossi e Maroni si erano seduti, uno su una panchina e l’altro sua una sedia bianca di plastica sotto i platani della minuscola stazione ferroviaria. Bossi con in mano il sigaro, Maroni con una copia de La Padania. I giornalisti intorno, a cerchio.
“Oggi la Lega si ricompatta”, ha subito sentenziato il Senatur, secondo cui non solo “il centralismo” ma anche i giornali “vogliono rompere” il movimento. A questo sarebbero servite, secondo Bossi, anche le informazioni confezionate in dossier che non avevano da rivelare granché: si voleva solo “creare una stagione di veleni per metterci contro, me e Maroni, e rompere la Lega, ma anche questa manovra tutta romana fallirà”. Fallirà, ha spiegato, perché “io e Maroni siamo d’accordo su tutto, quando è nata la Lega eravamo solo noi due, è questo il legame che ci unisce”. D’accordo, i due, si sono detti anche sulla pulizia invocata sull’onda delle inchieste giudiziarie sull’uso dei fondi della Lega.
“Dalla serata dell’orgoglio leghista di Bergamo – ha spiegato Maroni – abbiamo ripreso l’attività politica insieme alle pulizie che, unico partito, stiamo facendo e continueremo a fare finché non sarà sistemato tutto. I soldi del partito devono essere investiti nei diamanti veri, che sono le sezioni e i militanti”. Compatti? Risposta di Bossi: “E’ il tempo che chi si è preso i soldi si faccia da parte”. “Un po’ ci vergognavamo per quello che è accaduto”, ha poi confessato Bossi dal palco, ribadendo l'”errore” di aver fatto entrare i figlio in Lega: “Ma la gente ha capito, c’é stato un raggiro. Dobbiamo parlare di politica, non di beghe”.
Tutto bene dunque? “Ieri pioveva, oggi c’é il sole e lo abbiamo fatto spuntare noi”, se l’é cavata con una battuta Maroni, che sugli elogi ricevuti dal Senatur ha taciuto, preferendo spendere molte parole su una Lega che resta “l’unico punto di riferimento nel panorama politico” di fronte ai cambiamenti annunciati sia da Alfano sia da Casini, liquidati come “trucchi”, anzi “un casino”. Il padrone di casa, il senatore Fabio Rizzi, ha già ribattezzato la pace fra Bossi e Maroni come il “patto del risotto verde” che si cucinava sotto il gazebo di Besozzo. Una lettura forse viziata dal fervore casalingo, visto che il risotto l’ha mangiato solo Bossi, non Maroni. Comunque il nuovo feeling Bossi-Maroni trova sostenitori: anche Calderoli, impegnato in un altro comizio in Veneto, si è detto felice della ritrovata unità : le correnti, sottolinea, erano sul punto di “distruggere la Lega”.