La conclamata debolezza dei partiti. Rinnovarsi o perire.

ROMA, 16 Aprile – Come in un rituale stanco e sdrucito dal tempo, si continua a parlare di partitocrazia, malgrado i partiti non abbiano più (e per fortuna) in mano le istituzioni.
Queste ultime, a cominciare dalla presidenza della Repubblica, godono di un prestigio che va ben oltre i meriti dell’inquilino pro tempore: basti pensare, non senza qualche brivido, all’orribile settennato di Scalfaro. È inutile, come dice Angelo Panebianco sul Corsera, che i partiti s’illudano di poter tornare alla partitocrazia d’antan: l’Italia è cambiata e la società non è più quella di trent’anni fa. I partiti devono trovare un ruolo diverso, molto più vicino a quello delle altre democrazie più mature della nostra. Rinnovarsi o perire, questo è il futuro dei partiti. Nessuno escluso. -guglielmo donnini