IMOLA, 14 Aprile – Il PSC è una scelta culturale e politica con enormi riflessi economici e sociali.
Per questa ragione i cittadini, le associazioni e le competenze dovrebbero essere coinvolti dalle Istituzioni in un percorso di concertazione democratica.
ATTIVA intende questo documento come un contributo ad una più ampia discussione tra le associazioni e i cittadini, al termine della quale verranno espresse valutazioni e osservazioni comuni sul PSC da presentare ai Sindaci dei dieci Comuni del Circondario.
Per ora questo percorso partecipativo è stato attivato parzialmente dai Comuni e dal Circondario, coinvolgendo le associazioni imprenditoriali e l’associazione di tecnici dell’edilizia. Tuttavia ci sono molte altre associazioni che le Amministrazioni dovrebbero coinvolgere, ivi inclusa ATTIVA. Allo stesso tempo,chiediamo ai Sindaci di assumersi un impegno formale volto a informare e consultare,attraverso i Forum e Consulte, e soprattutto utilizzando mezzi informativi di ampia portata ( ad esempio il web).
ATTIVA sottolinea l’attuale carenza di trasparenza e di informazione che impedisce una valutazione compiuta del PSC, in particolare il quadro conoscitivo è ormai superato dalle conseguenze della crisi che il nostro territorio sta vivendo, così come non si conoscono ufficialmente i cambiamenti intercorsi tra il PSC1 e il PSC2 dal punto di vista delle scelte urbanistiche e della normativa tecnica, così come non si conosce la progettualità legata ai poli funzionali e le valutazioni sulla sostenibilità ambientale e sociale del fabbisogno di aree residenziali e produttive programmato dal PSC.
Nonostante questa carenza d’informazione ATTIVA ha formulato un primo giudizio analizzando il materiale attualmente disponibile , le dichiarazioni dei Sindaci e dei tecnici dell’Ufficio di piano.
Attiva ritiene che il PSC, per come lo si conosce oggi, sia un piano da cambiare in profondità per il bene delle nostre comunità e invita di conseguenza i Sindaci dei Comuni del Circondario a prendersi tutto il tempo necessario prima dell’adozione senza subordinare la qualità del PSC e del percorso democratico alla scadenza elettorale amministrativa di Imola nella primavera del 2013.
Questa richiesta è coerente con il nostro approccio culturale e civile, che non risente di alcun pregiudizio politico e che ha un carattere di servizio alla comunità.
E’ un piano da cambiare con il contributo dei cittadini perché esprime una visione superata della pianificazione urbanistica e territoriale e non propone un progetto lungimirante per il futuro delle nostre comunità.
I Sindaci si stanno occupano fondamentalmente delle aree da inserire nel PSC come nei vecchi PRG, ma son ben lungi dal proporre un Piano Strategico come si sta cercando di fare a Bologna. Il loro linguaggio politico è sempre ricco di richiami alla innovazione,ma non si sfugge alla sensazione fastidiosa di un divario tra parole e fatti.
Di fatto non viene prodotta una reale innovazione culturale, non c’è alcuna visione strategica, anzi rileviamo un’ assoluta continuità con un modello di sviluppo economico e sociale in grande difficoltà e con evidenti segnali di arretramento. Sembra che l’unica priorità che si percepisce è quella di creare nuove opportunità per il settore dell’edilizia.
Nelle analisi conoscitive e preliminari del PSC c’erano spunti interessanti da cogliere rispetto alle trasformazioni e alle sfide sociali, economiche e ambientali che attraversano il nostro territorio.
Pensiamo alla trasformazione della famiglia, alle problematiche legate all’invecchiamento, alla vita dei giovani e dei migranti, all’emergere di nuove povertà.
Pensiamo alla questione delle energie rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica; della mobilità sostenibile e più in generale pensiamo alle problematiche legate alla tutela dell’ambiente naturale, alla tutela del paesaggio e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale come beni comuni che identificano un territorio; pensiamo ai gravi problemi come la disoccupazione, alla esigenza di trasformare l’industria delle costruzioni,alle grandi difficoltà del distretto manifatturiero meccanico e della agricoltura.
Queste analisi avrebbero dovuto sollecitare una Piano strategico per il futuro e una pianificazione urbanistica e territoriale di nuova generazione coerente con questa visione.
ATTIVA condivide l’obiettivo di integrare e connettere il territorio imolese nella rete delle opportunità della Città Metropolitana di Bologna, concepita come entità istituzionale federata di secondo grado.
Ma proprio per questa ragione l’identità del territorio imolese e la sua autonomia andrebbero ricollocate all’interno del Piano strategico metropolitano, per evitare che continui un processo di isolamento che ci sta escludendo dai principali flussi di innovazione e dai finanziamenti pubblici sovra-comunali ed europei.
Non bastano la quarta corsia autostradale, i nuovi caselli e la disponibilità di aree produttive per competere con altri territori, è necessario partecipare alla elaborazione del Piano strategico bolognese e predisporre strumenti efficaci di marketing territoriale in grado di incentivare la localizzazione di nuove quote di sviluppo nel nostro territorio.
Purtroppo il PSC sta sempre più assumendo i caratteri del vecchio PRG senza progettualità e senza pianificazione, con una normativa confusa in continuo cambiamento che non potrà funzionare. Se il PSC sta diventando una sommatoria di dieci PRG verrà meno l’idea di partenza di ricercare una vera sintesi unificante tra i Comuni del Circondario attraverso un unico piano strutturale (PSC) e un unico regolamento urbanistico ed edilizio (RUE). Se saranno confermate le tante deroghe, le eccezioni, le discrezionalità evidenziate nel corpo delle norme che si conoscono si potrà dire che era meglio rinunciare ad un PSC del Circondario lasciando la piena libertà ai Comuni di agire autonomamente attraverso PSC comunali.
ATTIVA non ha un modello di PSC da imitare, ma prende come suoi riferimenti culturali i contenuti del PSC approvato a Reggio Emilia.
Affermare come fanno i Sindaci che non dobbiamo imparare da nessuno perché da noi l’urbanistica è sempre stata di qualità, significare raccontare la parzialità di una storia che ha avuto luci e ombre.
Guardando al futuro, la priorità dovrebbe essere sancire una discontinuità culturale rispetto al passato.
I principi cardini e le decisioni conseguenti di questa innovazione culturale definiscono il cambiamento che sollecitiamo:
1.priorità alla urbanistica partecipata da perseguire con una concertazione democratica sui contenuti del piano.
2.priorità alla città pubblica, con l’elaborazione di un Piano della mobilità, un Piano dei servizi, un Piano energetico del Circondario che siano integrati all’interno del PSC. La priorità del trasporto pubblico tra Imola e Bologna comporta la rinuncia a costruire un’asse viario alternativo alla Via Emilia che sarebbe costoso e consumerebbe altro territorio. Si deve puntare decisamente sul Servizio Ferroviario Metropolitano trasformando il tratto Imola – Bologna in una Metropolitana leggera di superficie. Condividiamo l’accordo firmato tra Società Autostrade e il Circondario sulla quarta corsia e sui nuovi caselli di Toscanella e di Castel Bolognese. Così come siamo consapevoli della necessità imolese di un nuovo collegamento nord-est che colleghi il Casello di Imola alla via Emilia. Purtroppo la previsione del PSC2 al contrario del PSC1 sembrano prevedere un nuovo asse viario che attraverserebbe la nuova area industriale, invece di potenziare la Via Lughese e un nuovo ponte sul Santerno collocato in modo pessimo all’altezza del Centro commerciale Toys.
ATTIVA non condivide queste scelte e chiede che vengano cambiate.
La perequazione è lo strumento principale per la costruzione della città pubblica. Deve essere usato in modo trasparente e deve essere guidato dalle priorità pubbliche e deve ridurre la rendita fondiaria in modo consistente. Per raggiungere questi obiettivi gli indici di perequazione debbono collocarsi tra 0,20 % e 0.50% in relazione alla tipologia dei terreni edificabili e alla dotazione di servizi presenti e futuri.
3.priorità alla rigenerazione e riqualificazione, immobiliare e urbana, cioè priorità al riutilizzo della città esistente rispetto alla nuova espansione e alla edificabilità di suoli agricoli.
Questa scelta di fondo consentirebbe di evitare la creazione di due mercati immobiliari con standard qualitativi radicalmente diversi.
Potrebbe porre fine al fenomeno particolarmente acuto nei centri storici dell’affitto di case fatiscenti o poco dignitose alle persone migranti.
Favorirebbe la trasformazione della industria delle costruzioni, consentendo lo sviluppo delle piccole imprese e dell’artigianato.
Farebbe consumare meno territorio agricolo.
Si deve rigenerare la città esistente definendo ambiti di riqualificazione prevedendo un indice di perequazione specifico in funzione della loro localizzazione, compensato da un sistema di incentivi.
Il RUE deve incentivare i piani particolareggiati che consegnano alla città una maggiore qualità, aree pubbliche per i servizi, verde e infrastrutture.
La riqualificazione e rigenerazione della città esistente può andare dalla distruzione e conseguente ricostruzione al recupero conservativo, passando da interventi più o meno strutturali, ad alta o minore intensità tecnologica e funzionale.
La rigenerazione del patrimonio immobiliare urbanizzato, non deve avvenire solo nei centri-storici ma riguarda tutta la città esistente. Oltre che attraverso gli incentivi fiscali nazionali da riconfermare, la rigenerazione deve essere incentivata a livello comunale, con premi volumetrici progressivi, riduzione dell’IMU, degli oneri di urbanizzazione e dei ricavi di HERA, mentre deve essere disincentivata l’espansione di nuova edificazione partendo da un censimento degli edifici vuoti, non utilizzati, sfitti e invenduti. Al contrario nel PSC si prevede una nuova consistente espansione proprio nel momento in cui si afferma che si vuole ridurre il consumo del territorio e si vuole risparmiare suolo agricolo.
Per disincentivare l’espansione il primo POC dopo l’approvazione del PSC dovrebbe prevedere solo gli interventi di rigenerazione, le edificabilità previste, approvate e non, nelle aree di espansione degli attuali PRG e una quota di aree di nuova espansione previste dal PSC finalizzata a soddisfare la costruzione della città pubblica e la nuova domanda sociale di alloggi.
Dai nostri calcoli, sommando gli alloggi previsti dal PSC con gli alloggi previsti ma non ancora costruiti negli attuali PRG, arriviamo ad un totale di + 16.080 alloggi. Vale la pena di ricordare che il PSC di Reggio Emilia prevede un aumento di 12000 alloggi in 15 anni, alloggi che derivano prevalentemente dal PRG vigente. Nel PSC di Reggio Emilia i 2/3 delle potenzialità edificatorie riguardano aree di riqualificazione e rigenerazione per la trasformazione della città esistente.
Nei prossimi 20 anni il numero medio dei componenti la famiglia nel Circondario sarà di due persone. Possiamo perciò affermare che, partendo da oggi, la pianificazione urbanistica in atto sommata alle previsioni future, prevede un aumento di circa + 32.160 abitanti nel Circondario.
In quanti anni dovrebbe realizzarsi questo aumento? Con una certa superficialità i Sindaci dicono tra 15 anni o tra 25 anni. Ma nessun analista serio farebbe previsioni a 25 anni. Sarebbero previsioni inattendibili. Inoltre questa indeterminatezza impedirà una realistica programmazione dei bilanci comunali. Pensiamo in particolare al fatto che la mobilità intensificherà la sua congestione a causa dell’ aumento di circa + 25.000 auto. E per quanto riguarda i servizi pubblici e i servizi alla persona? I comuni difficilmente avrebbero le risorse per star al passo con le nuove esigenze.
C’è poi la problematica della tassazione dei terreni che il PSC renderà edificabili. Per ora l’Ufficio delle Entrate prevede di applicare un’ IMU ridotta su questi terreni. Se ci atteniamo all’ipotesi dei 25 anni di validità del fabbisogno abitativo ci potrebbero essere dei proprietari obbligati a pagare l’IMU seppur ridotta su terreni edificabili che verrebbero inseriti nell’ultimo POC dopo 20 anni di attesa. In questo senso puntare sulla rigenerazione, limitare la nuova espansione e limitare il consumo del territorio creerebbe meno problemi fiscali.
Se fossero confermate tutte le scelte previste dal PSC il danno ambientale, economico e sociale per la comunità e per tutti i cittadini sarebbe grave. La qualità della vita peggiorerebbe a causa dell’incremento della congestione urbana, dell’inquinamento dell’aria e della carenza di servizi alla persona e di infrastrutture pubbliche della mobilità. Il patrimonio della città esistente e dei centri storici verrebbero svalorizzati ed impoveriti.
Perché questi 32.160 nuovi abitanti dovrebbero venire a vivere nel Circondario imolese e qual è il loro profilo sociale? Già oggi molti alloggi sono invenduti non solo per la crisi economica ma anche perché corrispondono più alle esigenze dei costruttori che a quelle delle famiglie, molti lavoratori occupati in imprese e servizi del nostro territorio non vivono nei nostri Comuni, il divario di costo degli alloggi nell’area bolognese rispetto al territorio imolese si è attenuato sensibilmente. L’idea, pur condivisibile di attrarre quote di sviluppo sul nostro territorio, non è una giustificazione per la previsione del fabbisogno di alloggi contenuta nel PSC.
ATTIVA ritiene che le previsioni del fabbisogno di alloggi sia assolutamente sovradimensionato e non sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.
Si pone perciò la necessità di una radicale riduzione delle nuove aree di espansione previste dal PSC.
Se i Comuni ritengono invece che la sostenibilità delle previsioni sia garantita hanno l’onere di dimostrare come sono arrivati a questa conclusione dal punto di vista di una analisi seria dal punto di vista scientifico e tecnico.
I cittadini che sopporteranno le scelte del PSC senza averle condivise hanno il diritto di conoscere la caratteristica degli indicatori di sostenibilità della VALSAT (valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale) utilizzati dall’Ufficio di Piano del Circondario.
4. potenziare i vincoli di tutela del paesaggio e del territorio, rispetto assoluto dei vincoli esistenti.
In particolare ATTIVA non condivide e respinge la decisione del Comune di Imola di rendere edificabili diversi terreni collocati nell’ ambito territoriale tutelato prossimo al Viale del Piratello. Questa scelta urbanistica è distruttiva di un territorio vincolato come bene ambientale e paesaggistico fin dal 1965, un territorio difeso dall’urbanizzazione per oltre 50 anni. Questo vincolo di tutela andrebbe semmai esteso oltre i 150 metri attuali, in quanto il territorio di pregio ambientale e paesaggistico va ben oltre l’ambito tutelato.
ATTIVA, per queste ragioni, non accetta l’idea di allentare il vincolo di tutela di questa area in cambio dell’ampliamento del Parco delle acque minerali. In generale è inaccettabile che si possa utilizzare lo strumento della perequazione per rimuovere vincoli ambientali e paesaggistici.
5. sviluppo dell’edilizia residenziale sociale(ERS), per rispondere ai nuovi bisogni sociali:nuovi poveri, donne sole con figli, anziani , persone disabili, persone seguite dai servizi sociali ,giovani a basso reddito, migranti.
Per soddisfare il bisogno sociale di alloggi è necessario elaborare un Piano di edilizia residenziale sociale pluriennale andando se è necessario oltre l’obbligo di legge che impone che il 20% dell’edificato sia ERS. Questo piano deve essere inserito nel PSC evitando di ghettizzare l’ERS.
6.potenziare e qualificare le aree di verde pubblico e privato
In particolare condividiamo l’ampliamento del Parco delle Acque Minerali a Imola e la conferma del vincolo a parco di tutta l’area dentro l’autodromo, mentre non siamo d’accordo sul mancato inserimento nel PSC, dopo l’approvazione da parte del Comune di Castel San Pietro di un progetto che prevedeva il contrario, di una vasta area verde tra il futuro Parco sportivo di Decathlon e il Parco del torrente Sillaro che dalla Via Emilia raggiunge gli stabilimenti termali e il Golf di Castel San Pietro, come era previsto da un Progetto approvato dal Comune. Da questo punto di vista aver previsto di interrompere con una lottizzazione il disegno di questo grande parco urbano è stato un grave errore.
Sarebbe importante che i Comuni facessero rispettare gli impegni previsti dalle convenzioni dei piani particolareggiati per la piantumazione di alberi e che ci fosse l’obbligo per i privati e il Comune di potenziare e qualificare il verde esistente e di piantare nuovi alberi nei nuovi piani particolareggiati.
Nel PRG di Imola datato 1953 si prevedeva di programmare la costruzione di viali alberati e giardinati come contesti per migliorare la qualità della vita.
A volte è saggio imparare dal passato!
Infine pensiamo che sarebbe opportuno definire il sistema del verde pubblico circondariale, collocato lungo i suoi fiumi e torrenti come un polo funzionale di eccellenza.
7.qualità dell’abitare e qualità urbana.
Il miglioramento della vita quotidiana delle persone nella città è uno dei fattori principali del miglioramento della qualità della vita. Questo processo di riqualificazione urbana sostenibile va progettato con un approccio integrato. Necessita la confluenza di diverse discipline e politiche: urbanistica e ambiente, welfare e sostegno allo sviluppo innovativo, mobilità sostenibile e recupero del patrimonio pubblico,valorizzazione dei beni comuni come l’acqua, il verde,l’uso intelligente delle energie rinnovabili, il risparmio energetico. Così come necessita una attenzione al contesto dell’insediamento, all’organizzazione di spazi di aggregazione, alla predisposizione di spazi per i servizi, per commercio di vicinato e per i parcheggi. La qualità dell’abitare significa anche un nuovo modo di costruire, migliorando la qualità architettonica e riducendo la densità abitativa.
ATTIVA a proposito del commercio, ritiene che il Progetto della Fucina localizzato vicino al Casello di Imola porterà un ulteriore peggioramento della condizione economica del commercio nei centri- storici del Circondario e delle piccole attività commerciali delle nostre città e un peggioramento della congestione urbana e dell’inquinamento dell’aria.
E’ ora di dire basta al sovradimensionamento della grande distribuzione commerciale nel Circondario di Imola.
Questi sono i principi e le scelte che ATTIVA propone ai Sindaci dei dieci Comuni del Circondario per cambiare in profondità il PSC.
ATTIVA con la sua proposta di cambiamento del PSC vuol dare un contributo affinché la politica ritrovi pienamente la sua autonomia rispetto agli interessi immobiliari e dell’industria delle costruzioni, che sono legittimi ma che non possono sostituirsi al perseguimento disinteressato del bene comune.