26 mar. – Proteggere impianti e materiali nucleari da azioni dolose e ostili. Questo, in estrema sintesi, si intende per ‘nuclear security’. Prevenire incidenti nucleari, provocati da guasti o magari da calamita’ naturali, come la cronaca recente ha avuto modo di dimostrare. Questa, altrettanto in termini generali, e’ la ‘nuclear safety’. E proprio questi sono i due temi che si intrecciano sul tavolo del Vertice sulla Sicurezza nucleare in corso a Seul, il secondo dopo quello di Washington dell’aprile 2010, summit al quale partecipa il presidente del Consiglio, Mario Monti, insieme ai capi di Stato e di governo di 53 Paesi, oltre ai vertici di Onu, Ue, Aiea e Interpol.
Gli obiettivi sono quelli di confermare l’impegno contro il terrorismo nucleare, capace di gettare potenzialmente ombre piu’ concrete, con lo spettro di una ‘bomba sporca’, di quella proliferazione delle testate nucleari che ha tradizionalmente agitato i sonni di generazioni, e di rinnovare l’impegno a mettere, appunto, in sicurezza i materiali nucleari. Entro un quadriennio come indicato da Obama nel 2009.
Un summit, quello al Coex Center di Seul, che gli osservatori considerano un concreto passo in avanti verso un mondo piu’ sicuro e libero da armi nucleari. Al Summit di Seul sta dunque il compito di verificare i progressi compiuti dopo la prima edizione a Washington, con il Rapporto presentato da ogni Stato partecipante, senza ovviamente dimenticare le nuove possibili azioni per il rafforzamento della sicurezza nucleare.
Particolare attenzione, oltre al contrasto di traffico illecito di materiali nucleari e altri materiali radioattivi, anche alla necessita’ di mettere in sicurezza gli stessi materiali radioattivi, sempre nell’ottica di scongiurare il rischio di fabbricazione di una ‘bomba sporca’. Facile capire come, in realta’, l’aspetto della ‘security’ e quello della ‘safety’ si tengano insieme: quale che sia la natura, accidentale o dolosa, di un incidente, e’ invece la stessa la conseguenza che ne deriva in termini di rischi per la collettivita’. Ma se quella della gestione sicura dell’energia atomica e’ una responsabilita’ che sta in capo a ogni singola nazione che ne sia dotata, la posta in gioco e’ tale da richiedere una cooperazione rafforzata ed e’ per questo che il Vertice e’ chiamato a mettere l’accento sul ruolo dell’Aiea, insieme a un appello all’adesione alla Convenzione per la protezione fisica dei materiali nucleari con gli emendamenti del 2005 e a quella per la soppressione di atti di terrorismo nucleare.
Qualificante l’impegno italiano, sin dalla presidenza G8 del 2009, in quella che viene definita dimensione umana della sicurezza nucleare, e per l’istituzione a Trieste della Scuola internazionale sulla sicurezza nucleare, i cui corsi riprenderanno fra l’altro proprio nel maggio di quest’anno. L’Italia si propone di dare conto dei progressi dopo la firma dell’Accordo con gli Usa nel quadro del programma Megaport contro il traffico illecito di materiali nucleari e radioattivi, con l’avvio dell’installazione di strumenti di rilevazione in alcuni porti italiani. Allo stesso tempo, la delegazione italiana citera’ le trattative per il rimpatrio negli Usa di materie nucleari sensibili. (AGI) .