Un libro, coraggiosamente scritto da Kamal Fawzy Isahk con la prefazione di Armando Manocchia.
Ho conosciuto Kamal l’estate scorsa, a Riccione. Abbiamo parlato di Islam come l’avessimo sempre fatto. Ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda.
Kamal è un così profondo studioso della materia che non ho esitato a
chiedergli:”Perché non metti, nero su bianco, quel patrimonio di
conoscenze che possiedi?”.
Mi venne spontaneo per lui un soprannome: Wikikamal.
Kamal cominciò a scrivere. Pagina dopo pagina, mi informava del suo
lavoro lasciandomi sempre più convinto che avrebbe scritto un saggio di
notevole spessore.
A distanza di cento giorni, il libro è nato! Kamal mi ha mostrato il suo entusiasmo, ringraziandomi per averlo convinto a cimentarsi in
questa nuova prova. L’argomento è il Corano. Nient’altro che il Corano.
Trattato dal punto di vista storico, ma anche critico. Poiché Kamal ha avuto la cortesia di dirmi che conosco il saggio almeno quanto lui, non potevo rifiutare la richiesta di scriverne la prefazione.
Sul Corano, nessuno ha dato una definizione migliore di Oriana Fallaci. E
siccome penso la stessa cosa, ripropongo ciò che scrisse Oriana. Citazione: “Come ho scritto nel saggio “Il nemico che
trattiamo da amico”, è il Corano non mia zia Carolina che ci chiama «cani infedeli» cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali. È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel “Mein Kampf”. E qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni:
tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. È scritto in quel libro. E se dire questo significa vilipendere l’Islam, Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E continuerò a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere». Fine citazione (Oriana Fallaci).
Uno dei principali motivi della lotta tra i popoli è da ricercarsi nell’ignoranza e nel pregiudizio. Spesso non sappiamo chi siano gli altri quale sia la loro natura.
(…) “Il Corano – Compendium. Storia e critica” guida il lettore alla
conoscenza storica e critica di una materia importante e delicata, allo scopo di una maggiore comprensione tra i popoli, sempre meno influenzata dal pregiudizio.
(…) Kamal, ha utilizzato un metodo di stesura del testo, un po’ “inconsueto” dove “la narrazione è il nocciolo della questione”, un modo semplice ed efficace per l’immediata comprensione, dove la maggior parte delle citazioni inserite, non sono mai state tradotte in precedenza, neanche in lingua inglese.
L’autore, riesce a confutare la pretesa universalità del Corano, con la sua temporalità e vetustà, e sapientemente, riesce a sconfessare la “miracolosità” del Corano, comparando opere letterarie, banalità ed assiomi, assurdità e paradossi. Inoltre, evidenzia, le profezie irrealizzabili mettendo in luce tutte le contraddizioni del Corano.
Ciò che sappiamo, secondo la dottrina islamica, nel 610 AD in una grotta vicino alla città della Mecca, il Corano è giunto ai musulmani come una serie di rivelazioni di Allah, mediante l’Arcangelo Gabriele, al profeta Maometto.
Qotan, detto Maometto, il fondatore dell’islam, dettò le rivelazioni ai propri compagni di disavventure – che, analfabeti come lui, le impararono a memoria.
Alcuni anni dopo la morte di Maometto, per ordine del terzo Califfo, Utman, le 114 sure di varia lunghezza, furono raccolte come a formare dei capitoli a forma di libro.
La rivelazione consisteva unicamente nell’ordine a Maometto di “recitare” o “leggere” (Sura 96); le parole che era tenuto a pronunciare non erano le sue ma quelle di Allah.
Maometto, benché condannasse il paganesimo, mostrò rispetto per il monoteismo degli abitanti Cristiani ed Ebrei. In realtà, l’allah del corano che si rivelava ai popoli arabi attraverso di lui, pretendeva di essere lo stesso Dio adorato da Ebrei e Cristiani.
Ma, furono le successive rivelazioni durante i dodici anni di permanenza alla Mecca a formare un messaggio rivolto agli abitanti della città per convincerli ad abbandonare il paganesimo e abbracciare la fede– secondo loro- nell’unico Dio: allah.
Fu dopo la cacciata di Maometto a Medina che le successive rivelazioni, trasformarono l’Islam da una forma di monoteismo relativamente accettabile in una ideologia espansionista politico-militare che persiste a
tutt’oggi.
Un punto sottolineato spesso e da più parti, è che l’islam ortodosso non accetta lariproduzione del corano in un’altra lingua.
Che il Corano è un falso non c’è bisogno che lo dica io. Già il sommo giurisperito sciita Al-Nuori Al-Tubrossi scrisse il libro “Fasl el-Khetab ti
Tahrif Kitab Rab Al-Arbab” ossia “l’ultima parola in materia di falsificazione del Libro del Dio dei Dei”.
Il titolo dice tutto e il Corano esistente non è quello originale.
Ora, se analizziamo, anche solo alcune parti del Corano, vediamo che esistono controversie su tutto ciò con cui ha attinenza, a cominciare dalla rivelazione, la recensione, la compilazione del testo ufficiale e le svariate modifiche subite nei tempi, nonché l’ordine cronologico.
Esistono inoltre, molti contrasti circa il Corano attuale: a cominciare dall’analisi letteraria, passando per le fonti del Corano e terminare con gli errori linguistici.
Poi ci sono le critiche oggettive del Corano. Critiche che hanno per argomento: la confutazione della pretesa universalità del corano, la temporalità, le caratteristiche locali (araba) e la sua vetustà.
Altre critiche invece parlano di sconfessione della miracolosità del Corano.
Trattano l’esistenza di opere letterarie comparabili, la banalità di molti versetti, i paradossi nel corano, le profezie irrealizzabili ed in fine le contraddizioni del corano (interni ed esterni di tipo scientifico, storico e conflittuale con le due vere religioni monoteiste).
Ma, per spiegare l’arcano, basta prendere ad esempio: l’abrogante e l’abrogato.
Questo argomento, alquanto singolare e inaudito nelle religioni monoteistiche.
Io trovo illogico per un vero Dio citare un versetto per poi, cambiare parere entro il breve periodo della “profezia” di Maometto.
Agli ebrei arabi che risero di tale concetto durante la vita del profeta dell’Islam, risposero loro,con queste parole: “Allah cancella quello che vuole e conferma quello che vuole. È presso di lui la madre del libro” (sura XIII, versetto n. 39).
Sorge una domanda: perché Allah non si decide già dalla prima volta?
Poi, la madre, la matrice del Corano contiene l’abrogante e l’abrogato?
Gli ebrei argomentando con Maometto su questo proposito si guadagnarono l’odio del profeta dell’Islam nei loro confronti.
Sappiamo che l’abrogato è suddiviso in categorie:
1 – Quello che ne è l’abrogato, l’effetto, ma non è rimasto il testo; il testo è rimasto nel Corano non può essere applicato. Come ad esempio la famosa frase “nessuna costrizione nella religione”, sappiamo tutti la pena dell’apostata, la morte.
2 – Abrogato il testo, vale a dire rimosso dal Corano ed è rimasta l’applicazione.
Come, ad esempio, il versetto della lapidazione. Vi è la quasi unanimità degli imam musulmani all’applicazione della pena di morte tramite lapidazione per adulterio, ma non c’è il testo nel Corano.
3 – Abrogato il testo e l’applicazione (in altre parole completamente eliminato). Questa categoria si suddivide in due tipi: dimenticato completamente e rimasto nella memoria di alcune persone.
4 – Quello modificato (vale a dire, cambiati gli ordini ai fedeli). Come ad esempio le regole dei testamenti e le successioni;
5 – Abrogato per la scomparsa del motivo. Ciò significa che il versetto del corano fu rivelato per un motivo specifico poi svanito il motivo stesso, quindi il testo.
Bene, se nel leggere questo saggio di Kamal, Santa Lucia ci mantiene la vista, ne leggeremo davvero delle belle!
Il dovere e l’onestà intellettuale mi impone di dire agli apologeti dell’Islam i quali affermano, che solo chi conosce l’arabo può capire il Corano, che l’arabo è una lingua come altre e può essere perfettamente tradotta. Aggiungo, che moltissimi musulmani non conoscono affatto l’Arabo, e sottolineo che fino a che non si leggerà questo libro, si continuerà a dare un’errata interpretazione del Corano e quello che è ancora più grave, si continuerà a credere ed a far credere agli utili idioti, che l’Islam è una “religione di pace, amore e tolleranza”.
Buona lettura e rilettura.
Armando Manocchia
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