ROMA, 24 Mar – Ci avevano detto, a chiarissime note:”Finalmente, con l’arrivo dei tecnici al governo del Paese, cesseranno come d’incanto tutte le esitazioni del politico alla strenua ricerca del consenso.
Loro sì che potranno decidere, senza alcuna remora, su tutto ciò che è utile, indispensabile e necessario al Paese.
Siamo stati fermi vent’anni, adesso basta!”.
La realtà di oggi è ben diversa dalle aspettative.
Il Paese è così ingessato da sembrare quasi immobile: non ce la fa la politica, non ce la fanno i tecnici.
Le lobby, la burocrazia, le corporazioni, i veti incrociati, il parassitismo, la caduta di ogni senso etico e morale; gli anatemi di certe autorità della chiesa che, prima di ergersi a paladini della morale, dovrebbero fare pulizia in casa propria; tutto sembra concorrere al consolidarsi di una situazione irreversibile.
A tale stadio non siamo certo giunti all’improvviso, ma quanto è accaduto negli ultimi trent’anni grida vendetta al cospetto dei valori sanciti da una
Costituzione che ci si ostina a definire la migliore del mondo, mentre è il
frutto di un compromesso al ribasso tra due concezioni della vita e della storia assolutamente agli antipodi.
Anche la Costituzione ha dato il “grande contributo” all’Italia che ci ritroviamo oggi.
È inutile sottolineare la voluta, cercata e approvata debolezza dell’esecutivo; la voluta, cercata e approvata debolezza del presidente del consiglio; il continuo passaggio, senza ritorno, dalla Costituzione formale a quella materiale; la mancata (e colpevole) attuazione di alcuni importanti articoli della medesima.
Se il quadro è a tinte fosche, molti sono i pittori che ci hanno lavorato, e altri ne verranno a imbrattare la tela.
Ci siamo guadagnati una posizione di preminenza al museo degli orrori.
Fino al giorno, per chi crede, in cui un Dio, incazzatissimo, tirerà la catena.
guglielmo donnini