Un articolo del Ministro degli Esteri sulle scelte diplomatiche dell’Italia.
L’aggravarsi della crisi umanitaria e politica in Siria, e la sua estensione ormai anche a Damasco, rende improcrastinabile un’azione forte della comunità internazionale per fermare le violenze ed avviare, finché si è in tempo, una transizione democratica pacifica. Un’escalation ulteriore delle violenze in quel Paese metterebbe a serio rischio la stabilità dell’intera regione. Un rischio che nessuno può correre. La Siria, insomma, è diventato il «test di responsabilità» della comunità internazionale. Un test globale e che interessa direttamente anzitutto l’area del Mediterraneo cui la politica estera del governo italiano dedica un’attenzione prioritaria.
Viviamo oggi, con le primavere arabe di cui la Siria è l’ultimo simbolo, un momento Mediterraneo che ci obbliga a capire bene in che direzione la regione si sta muovendo e ad adattare di conseguenza le strategie per difendere i nostri interessi e posizioni. Nel Mediterraneo allargato – dal Nord Africa al Golfo – sono in corso due principali processi: da un lato l’esperimento della democrazia in molti Paesi, dopo decenni di autoritarismo; dall’altro la definizione di una nuova geopolitica quale conseguenza dell emergere di nuovi protagonisti nazionali (dalla Turchia al Qatar) e regionali (Lega araba e Consiglio di Cooperazione del Golfo) e del riassetto delle alleanze soprattutto di fronte alla minaccia nucleare iraniana.
La nostra sicurezza dipende oggi – e sarà nei prossimi anni fortemente legata all interazione di questi processi – dalla capacità di impegnare positivamente il nuovo Islam politico e di cooperare con quei nuovi attori regionali interessati alla pace e alla stabilità. È per questo motivo che il governo italiano ha sin dall’inizio posto il Mediterraneo allargato al centro della sua azione di politica estera: con la consapevolezza che di fronte ad un quadro regionale in movimento occorre una diplomazia dinamica e sistemica, una presenza continua nella regione, una rete di rapporti fitta ed articolata con i Paesi dell’area. La democratizzazione ha reso obsoleta la Realpolitik in senso stretto e richiede da parte nostra un impegno più ampio volto a costruire con le nuove forze politiche e i governi nati dalle primavere arabe partenariati di dignità, fondati, oltre che sugli interessi economici e di sicurezza, su una condivisione di valori e principi democratici, da realizzare a tutti i livelli, coinvolgendo anche le società civili, per aiutare il dialogo e la costruzione di ponti umani.
Va in questa direzione l’azione che abbiamo avviato in questi mesi con molti dei principali protagonisti della regione. La visita del Presidente del Consiglio in Libia, le mie missioni in Turchia, Tunisia, Egitto ed Algeria, la prossima visita del Presidente della Repubblica in Giordania, la nomina di un nostro Inviato Speciale: intendiamo assicurare un’interazione costante con la regione, piantando i semi per la progressiva e piena riattivazione dei nostri rapporti privilegiati con questi Paesi. Puntiamo in particolare su nuovi «partenariati di mobilità» per affrontare in maniera più profonda ed efficace la questione migratoria, sul nostro modello di piccole e medie imprese (creatore di occupazione nei paesi in transizione), sulla formazione delle nuove generazioni, sulla nostra cultura di dialogo tra Europa ed Islam.
Abbiamo consolidato ulteriormente il raccordo con la Turchia, con la quale stiamo collaborando quotidianamente, insieme anche alla Lega araba, per la soluzione della difficile crisi siriana; ospiteremo a Roma il mese prossimo l’Emiro del Qatar, un vero protagonista nella regione, anch’esso chiave per la soluzione del problema siriano; contribuiamo attivamente al «Gruppo degli amici del popolo siriano» che si riunirà nuovamente a Istanbul all’inizio di aprile. Puntiamo inoltre al rilancio del dialogo regionale tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo, a partire dal Gruppo 5+5 che ho riunito nelle settimane scorse a Roma a livello di ministri degli Esteri: cooperazione regionale e democratizzazione sono complementari nella nostra strategia volta a promuovere un Mediterraneo più prospero e sicuro.
A livello bilaterale e regionale la nostra azione non può prescindere da un altrettanto attivo impegno in ambito europeo.
L’Unione europea ha una responsabilità ed una missione particolare da svolgere nel momento storico che vive il nuovo Mediterraneo. Innanzitutto per il sostegno – con risorse adeguate – alle nuove democrazie, il cui consolidamento sarà lungo e complesso. Si tratta, da parte dell’Unione europea, di accompagnare le transizioni, senza interferire o indulgere in atteggiamenti paternalistici. Né, ovviamente, si deve abbassare la guardia per quanto riguarda le linee rosse per noi invalicabili, e cioè il rispetto dei diritti dell individuo e delle minoranze, in particolare quelle religiose, e i diritti della donna.
In secondo luogo, riconsiderando la centralità del Mediterraneo nella sua strategia di sicurezza complessiva, strutturando meglio ed intensificando i rapporti con i nuovi protagonisti regionali, la Turchia, la Lega Araba, il Consiglio di Cooperazione del Golfo, il cui ruolo è fortemente cresciuto nella gestione delle crisi regionali, dalla Siria all Iran. Sono i punti che ho sollevato e che sono stati recepiti alla recente riunione informale dei ministri degli Esteri europei a Copenaghen, sui quali continueremo ad insistere.
È infine fondamentale che il Processo di pace israelo-palestinese mantenga una sua centralità nell’agenda politica dell Europa e non sia messo in secondo piano dalle primavere arabe o dalle emergenze della Siria e dell Iran. Le trasformazioni in corso nel Mediterraneo allargato, pur nella loro complessità e dagli esiti non scontati, rappresentano un occasione da cogliere per l’Europa e per il suo ruolo globale, sotto il profilo economico e della sicurezza. E, ne siamo convinti, rappresentano un’opportunità per il nostro Paese, che gode nell’area ed anche presso le nuove realtà politiche emerse dalle primavere, di un forte capitale di credibilità.
Gulio Terzi
Ministro degli Affari Esteri