Parliamo di Legge Elettorale: “E’ e deve essere il fondamento della Democrazia!”

Si ritorna a parlare con insistenza di Legge Elettorale. Sarebbe difficile, d’altra parte, ripudiare tutte le affermazioni fatte precedentemente e non pensare a modificare la Legge Elettorale da parte di chi ha promosso il Referendum ed ha festeggiato il raggiungimento di oltre un milione di firme, dopo che il Referendum è stato dichiarato non ammissibile e dopo essersi trovato inaspettatamente dalla parte della maggioranza. Anche se forse a molti della ex maggioranza e della exopposizione, questa legge piace molto di più di quanto non vogliano ammettere.

In realtà la legge con la quale andiamo a votare dal 2006 è peggiore di quanto appaia, perché pare studiata apposta  per distruggere la Democrazia e la Politica e mantenere a tempo indefinito lo “statu quo”.

Il punto su cui si attira l’attenzione, che era l’elemento su cui si imperniava il Referendum, è l’impossibilità da parte degli elettori di scegliere il candidato da votare. Un punto su cui invece si sorvola è la limitazione nella scelta dei partiti, e questo è molto più nascosto ed anche fortemente lesivo della Democrazia.

Per capire meglio vediamo cosa dice l’attuale Legge.

Il sistema è a collegio unico nazionale per la Camera ed a collegio regionale per il Senato.

Il sistema è proporzionale con premio di maggioranza

Le coalizioni sono formate da liste che concordano un programma comune e designano un responsabile della coalizione che è il garante del programma stesso.

CAMERA

La lista o la coalizione che ottiene la maggioranza relativa ottiene un “premio di maggioranza” pari al  55% dei seggi disponibili , ossia 340 seggi.

Sono ammesse alla ripartizione dei seggi le coalizioni che abbiano ottenuto almeno il 10% dei voti validi e nelle quali almeno una  lista abbia ottenuto almeno il 2% dei voti

Sono ammesse alla ripartizione dei seggi le liste che si presentano da sole e che abbiano ottenuto almeno il 4% dei voti validi, oppure che, presentatesi in una coalizione che non ha raggiunto il 10%, abbiano
comunque raggiunto da sole il 4% dei voti.

SENATO

La lista o la coalizione che ottiene la maggioranza relativa ottiene un “premio di maggioranza” pari al  55% dei seggi disponibili per il collegio
regionale.

Sono ammesse alla ripartizione dei seggi le coalizioni che abbiano ottenuto almeno il 20% dei voti validi e nelle quali almeno una  lista abbia ottenuto almeno il 3% dei voti

Sono ammesse alla ripartizione dei seggi le liste che si presentano da sole e che abbiano ottenuto almeno l’ 8% dei voti validi, oppure che, presentatesi in una coalizione che non ha raggiunto il 20%, abbiano
comunque raggiunto da sole l’ 8% dei voti.

Non è prevista per l’elettore la possibilità di esprimere preferenze, per cui gli aspiranti parlamentari sono di fatto designati dai partiti.

Si noti  che un partito non appartenente ad una coalizione deve ottenere il 4% dei voti per partecipare alla ripartizione dei seggi ossia, anche con il forte assenteismo che gli elettori manifestano, per superare la soglia sono necessari più di 1.400.000 voti.

Parlando di percentuali il 4% sembra un valore accettabile, ma se pensiamo agli elettori che vengono esclusi da una propria rappresentanza in parlamento il numero è enorme. Per avere un’idea, una città come Milano ha circa un milione di elettori.

Se esaminiamo i dati ufficiali relativi alle politiche del 2008, gli elettori non rappresentati in parlamento ( sommando coloro che non sono andati a votare, le schede nulle o bianche ed i voti che non hanno superato la soglia ) sono più del 30% ossia 13.689.330.

E’ evidente che un tale sistema elettorale non è accettabile in una nazione che si dichiara altamente democratica e l’affermazione che le percentuali dei votanti sono di quest’ordine di grandezza nella maggior parte delle democrazie occidentali non deve tranquillizzarci ma, al contrario, deve allarmarci.

Le elezioni sono alla base di ogni sistema democratico.

Se non ci sono elezioni non c’è democrazia.

Se le lezioni sono truccate, non c’è democrazia.

Se la legge elettorale non permette agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in maniera libera e rappresentativa, NON C’E’ DEMOCRAZIA.

L’Italia si trova in una situazione come quella denunciata in quest’ultimo punto ?

Cerchiamo di comprendere meglio le cause che hanno portato alla attuale legge elettorale e gli effetti che ne sono conseguiti.

La legge è stata approvata e promulgata quando in Italia erano presenti due coalizioni prevalenti : il centrodestra ed il centrosinistra. Fortemente voluta dal centrodestra e ampiamente criticata dal centrosinistra la legge, del Dicembre 2005, è stata applicata per la prima volta nelle elezioni del 2006, vinte dal centrosinistra.

Stranamente il centrosinistra non si è minimamente preoccupato di cambiare la legge elettorale che aveva fortemente osteggiato quando era all’opposizione.

La legge del 2005 è un “perfezionamento” del cosiddetto “Mattarellum”, la legge che ha dato il via alla cosiddetta Seconda Repubblica.

In una Italia frastornata e sgomenta per il bombardamento di notizie sconcertanti provenienti dall’inchiesta “Mani Pulite”, che ha inesorabilmente e scientificamente demolito lo schieramento dei partiti che costituivano allora la maggioranza, è stato facile far credere che la frammentazione del Parlamento in molti partiti diminuiva la capacità di decisione e favoriva la deresponsabilizzazione. Si è detto che l’elettore aveva diritto di sapere, prima di votare, quali sarebbero state le alleanze e si è inventato, e ci è stato imposto, un bipolarismo ( ispirato al bipartitismo di matrice anglossassone, ma estraneo alla nostra cultura politica ) in cui le alleanze venivano definite prima delle elezioni con la convergenza verso un programma della coalizione di partiti e l’indicazione di un leader della coalizione, garante del programma e della
coalizione stessa.

Gli elettori, stanchi della “concertazione” e dei vari e a volte incomprensibili accordi post-elettorali, stanchi dei governi della durata di pochi mesi  e dei “rimpasti” aventi l’unico scopo di accontentare questo o quel partito determinante per la consistenza della maggioranza,  hanno accolto con favore queste argomentazioni e non si sono accorti ( la maggioranza di noi non si è accorta ) che era stata posta la prima pietra del tumulo nel quale si doveva seppellire la vera democrazia.

Si è data molta enfasi alla “governabilità” e si è inculcata l’idea che se il governo viene sfiduciato bisogna indire nuove elezioni, concetto molto distante dallo spirito della Costituzione nel quale è chiaro che la sovranità del popolo si manifesta attraverso il Parlamento che approva il Governo proposto dal Capo dello Stato e se il Governo in carica non riscuote la fiducia del Parlamento ( e quindi del popolo sovrano in esso rappresentato) se ne nomina un altro. Quanto sia pretestuoso l’argomento della “governabilità” è ampiamente dimostrato dai fatti : il
Governo Prodi del 2006 non è durato neppure 2 anni e nel 2008 siamo tornati a votare. Il Governo Berlusconi uscito vincente da queste ultime elezioni è entrato in fibrillazione dopo 2 anni e si è trascinato, grazie ad una campagna di travaso da opposizione e maggioranza ( la volontà degli elettori proprio non interessa nessuno ), per un altro anno. Questa legge elettorale ha permesso al PD di cancellare dal Parlamento i rappresentanti di milioni di italiani, infatti, pagando il prezzo di perdere le elezioni, il centrosinistra ha perso, dalle elezioni del 2006 alle elezioni del 2008, più di cinque milioni di elettori che non sono passati ad altri partiti ma sono andati persi. Nel 2006 in Parlamento erano presenti i rappresentanti di 38.000.000 di elettori  mentre nel 2008 erano rappresentati 33.000.000 di elettori. E’ un ottimo metodo per eliminare chi non è allineato con i partiti maggiori, ma non parliamo di Democrazia, per favore.

Ribadendo i concetti contrari allo spirito della Costituzione introdotti dal “Mattarellum”, la Legge elettorale del 2005, il cosiddetto “Porcellum” ( e mai nome fu più azzeccato ) ha addirittura dato un premio di maggioranza assoluta al partito o alla coalizione di maggioranza relativa e ha abolito le preferenze.

Questo ha portato che nelle elezioni del  2008 la coalizione del
centrodestra avendo ottenuto il 36.28 % di preferenze sul totale degli aventi diritto al voto ha la maggioranza assoluta alla Camera mentre nel 2006 aveva ottenuto il 40.38 % ed era in minoranza. Viene da ridere, o forse da piangere,  quando si sentono i leader dei partiti dire che bisogna ridare la parola agli elettori : il 36%  è poco più di 1 su tre. Quale maggioranza ?
Se una Nazione è governata dai rappresentanti di una minoranza la democrazia e poco più che una parola : se uno su tre è favorevole e gli altri due non hanno possibilità di esprimersi o la loro opinione non conta nulla, mi volete spiegare che democrazia è ?

L’eliminazione della possibilità di esprimere preferenze trasforma i deputati e i senatori da rappresentanti del popolo sovrano in funzionari nominati dai partiti, non è necessario presentare argomentazioni per capire che la loro fedeltà è verso il partito e non verso gli elettori. Per quale motivo lo Stato ( noi cittadini ) deve mantenere con stipendi stratosferici e con privilegi inconcepibili quasi mille parlamentari
che altro non sono se non degli yes-man ? E se qualcuno di questi,
incautamente, dice “no” si torna a votare e, logicamente, questi non saranno nuovamente nominati dai partiti ai quali hanno “osato” ribellarsi.

Questa è Democrazia ?

Si potrebbe obiettare che se un partito ha tradito la volontà degli elettori, tornando a votare  perderà consensi.

In teoria l’osservazione è giusta, ma la legge elettorale, come abbiamo visto, è concepita in maniera tale che al di fuori delle coalizioni maggiori nessun partito ha possibilità di avere rappresentanti in  Parlamento per
cui le elezioni al massimo possono portare ad una alternanza tra le due fazioni: una volta al potere, una volta all’opposizione. Una situazione tutto sommato accettabile, una carriera assicurata.

Stiamo vedendo, in occasione della crisi economico-finanziaria, che in fondo maggioranza e opposizione sostengono lo stesso sistema con delle lievi differenze, più che altro suggerite da una abitudine che discende da quando i partiti difendevano e sostenevano delle ideologie.

Oggi l’ideologia è una sola : qualunque scelta e subordinata ai Mercati e alla Finanza, qualunque altra idea è indecente e innominabile, guai soltanto ad immaginarla, si rischia immediatamente la ghettizzazione.

Se poi saltasse fuori un partito fuori dagli schemi, anche questa eventualità è stata prevista. Non a tutti è noto che un partito non costituito in entrambe le Camere come gruppo parlamentare, solo per osare presentarsi alle elezioni nazionali alla Camera ed al Senato,deve effettuare la sottoscrizione di 155.750 firme autenticate su appositi moduli corredate dai certificati di iscrizione dei sottoscrittori nelle liste elettorali del comune  dove votano, mentre un partito già presente in Parlamento non ne deve presentare neppure una. Riuscite a immaginare i costi e l’organizzazione necessaria per effettuare una tale raccolta di firme? Certamente è molto difficile, però è possibile.

Avete notato come quando si parla di legge elettorale si da l’impressione che sia principalmente un problema tecnico e non un fondamento della democrazia ?

Riuscite a immaginare che i partiti maggiori vogliano davvero modificare una legge elettorale che assicura loro una vita teoricamente eterna ?

Dobbiamo quindi rassegnarci e subire la lunga e lenta agonia della democrazia ?

Mentre ci stanno massacrando togliendoci i diritti acquisiti in decenni di lotte sindacali e di evoluzione civile, mentre stanno tassandoci sino al limite di sopportazione, mentre stanno affossando l’economia della nazione e l’hanno portata in recessione, mentre non si vede uno spiraglio di luce se non in assicurazioni fumose e inconsistenti per un futuro non ben collocato nel tempo, mentre ci sbandierano lo spauracchio del
default se non facciamo questi sacrifici, ricordiamoci che dobbiamo tener viva l’idea della democrazia e che questa passa necessariamente attraverso la porta del sistema elettorale.

Parliamone, facciamo sentire ai politici di mestiere la nostra voce : non è una questione tecnica LA LEGGE ELETTORALE E’ E  DEVE  ESSERE IL FONDAMENTO DELLA DEMOCRAZIA.

Se alle prossime elezioni continueranno a prenderci per il naso ed andremo a votare con una legge uguale o simile a quella attuale, mi chiedo cosa accadrebbe se tutti quelli che già non votano unitamente a quelli che sino ad ora hanno votato senza vera possibilità di scelta optando per il “meno peggio”, andassero nella cabina elettorale e
scrivessero sulla scheda elettorale “ Adesso Basta Cambiamo” ( ABC come Alfano Bersani Casini, ma con significato completamente opposto). Forse il 60% di schede nulle farebbe capire ai nostri politici che bisogna davvero cambiare le cose, oppure sarebbero ben contenti di aver eliminato una seccante interferenza ai loro personalissimi progetti ?Mi piacerebbe saperlo.

Antonello Tedde