22 mar. – In effetti Okonjo-Iweala sembra avere tutti i requisiti per ricoprire questo incarico: laureata con il massimo dei voti ad Harvard nel 1977, dottorato al Mit di Boston, vicepresidente prima e direttore generale poi della Banca Mondiale stessa. Nel mezzo un’esperienza, dal 2003 al 2006 come ministro delle Finanze e degli Esteri della Nigeria.
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A lei, a quel periodo, si deve per la prima volta l’obbligo ‘rivoluzionario’ per i governi di stilare e rendere pubblico il bilancio statale, in modo da rispondere alla popolazione delle risorse e delle spese effettuate dall’esecutivo. Idem per le amministrazioni locali, abituate in passato a scrivere la parola zero alla voce allocazione fondi statali alle amministrazioni periferiche. Un sotterfugio che permetteva ai governatori di non distribuire quasi nulla sul territorio “per mancanza di fondi”.
Alla prima esperienza di Okonjo-Iweala si deve un profondo processo di privatizzazioni e liberalizzazioni che ha dato una netta, seppur incompleta e contraddittoria, modernita’, competitivita’ al Paese in numerosi comparti: telecomunicazioni, finanza, trasporto aereo. Giusto per fare un esempio: quando s’insedio’ in Nigeria c’erano 450mila linee di telefonia mobile. Oggi sono oltre 80 milioni. Tutti possono permettersi un cellulare. Un altro: prima esisteva un’unica compagnia aerea e per volare ci voleva la raccomandazione.
Adesso chiunque puo’ andare in aeroporto e comprarsi un biglietto aereo. Tornata a Washington per “divergenze” con gli altri membri esecutivi del governo di Olusegun Obasanjo, ex dittatore eletto nel 1999 nel corso delle prime elezioni democratiche della Nigeria, Okonjo-Iweala e’ stata chiamata a luglio a far parte del governo del neopresidente, Goodluck Jonathan. (AGIAFRO)