Mamma Federica, rivuole la SUA “Principessa Sissi”

“Ed intanto, e al di là di tutto questo, la mia bambina di sette anni – la creatura che io ho portato in grembo, che io ho partorito e che io ho accudito sin dal giorno della sua nascita e sino al giorno in cui mi è stata strappata dalle mani, che io ho amorevolmente trattato come una principessina – continua a stare
reclusa e chissà per quanto tempo ancora lo sarà”.

Coincidenze della storia italiana: quattro giorni prima che mi venisse “sequestrata” la bambina è morta la famosa Angela Casella, madre di Cesare, giustamente ribattezzata come “mamm coraggio” perché osò sfidare la ‘ndrangheta.

Mi domando, Eccellenza: dovrò incatenarmi anch’io in Aspromonte per fare liberare mia figlia o posso continuare serenamente a credere nelle Istituzioni?”

Mamma Federica assistita dall’Avv. Lipera ha presentato un esposto al Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione per riavere SUA figlia.

Questo l’atto presentato alla Corte di Cassazione:

Con provvedimento del 12-14/12/2011 il Tribunale per i Minorenni di Roma, Pres. Dott.ssa Carmela Cavallo, ha disposto il collocamento di mia figlia, di soli sette anni, presso una Casa Famiglia della Città, ritenendo che la situazione di conflittualità tra me ed il padre, potesse pregiudicarne la serenità.

Come S.E. ben saprà, il Presidente Cavallo, è giunta alla suddetta conclusione sulla base delle relazioni ed osservazioni provenienti dagli assistenti sociali ed operatori facenti parte di quei soggetti teoricamente preposti alla verifica delle condizioni psico-fisiche dei minori ed all’analisi dei genitori degli stessi.

Nel caso che riguarda me e mia figlia, oltre ai
suddetti, erano stati nominati dal Tribunale anche un tutore provvisorio,
nonché un curatore speciale, che dal primo momento hanno interpretato il loro ruolo, non come mediatori tra la realtà, soprattutto quella giudiziaria, e la bambina, non come interpreti della volontà della stessa e delle sue esigenze, bensì come soggetti in antitesi rispetto alle figure genitoriali, poiché causa certa di disagio per la predetta.

Ora, ciò che i Servizi Sociali comunali hanno individuato come possibile causa scatenante di disagio o sofferenza per mia figlia è la “conflittualità” tra me e il padre della stessa.

E’ chiaro che il sopra riportato sostantivo può rappresentare tutto ed il contrario di tutto, può riguardare criticità della (ex) coppia notevoli e concretizzantesi in manifestazioni di ogni tipo, anche violente … ma può anche significare assolutamente il nulla!

Nel nostro caso la piccola B. non è mai stata maltrattata, abbandonata, non si è mai trovata in situazioni rischiose per la sua incolumità fisica, non ha mai assistito a comportamenti eccessivi ed oltre
misura.

 

Sia io e sia il padre della piccola siamo stati
sottoposti a perizia psichiatrica e, mentre io sono stata ritenuta
assolutamente idonea e sana, al mio ex è stato diagnosticato un disturbo della personalità che comporta delle difficoltà affettive (cfr. CTU in atti disposta dal Tribunale per i Minori di Milano).

Comunque, alcuni mesi prima che il Tribunale di Roma emettesse il provvedimento del 12-14/12/2011, avevamo trovato un nostro equilibrio ed il padre vedeva la piccola con tranquillità, settimanalmente, nelle occasioni concordate (e già ad Agosto era stata 15 giorni con me al mare
e 15 giorni con il padre in montagna).

Così, sulla base della mera preoccupazione che la conflittualità tra noi genitori potesse nuocere a B., la stessa è stata portata via dalla sua casa, dove viveva con me e dove l’aspetta anche il suo cagnolino, dove aveva regolarmente contatto con i miei genitori che la adorano e che B. adora, allontanata dalla scuola che frequentava, dalle sue amiche ed insegnanti, per cui è stata “collocata” all’interno di una struttura in cui ha trovato soltanto estranei e regole nuove, ed in cui io, la mamma, posso telefonarle tre volte a settimana ed andarla a trovare una volta a settimana (e non due, per come stabilito dai Giudici, ma solo una volta per esclusiva, immotivata ed irragionevole volontà dei Servizi Sociali).

Ora, per tutte le ragioni che ho espresso brevemente per non tediare S.E., dall’emissione del provvedimento con cui mia figlia è stata collocata presso la Casa-Famiglia “Il Ciliegio” ho tentato in ogni modo, e continuerò a farlo, di riavere il più presto possibile mia figlia, chiedendo formalmente, tramite i miei legali, al Tribunale di rivedere il proprio
provvedimento, soprattutto alla luce delle osservazioni successive al momento in cui B. mi è stata portata via ed ha iniziato questo periodo della sua vita presso “Il Ciliegio”.

Soltanto chi è genitore può immaginare la pena che provo ogni volta che vedo mia figlia triste o la sento sconsolata, perché al telefono mi implora di andarla a prendere e non si capacita del perché io non vada a prenderla per riportarla a
casa
.

Ma al di là di questo, al di là delle osservazioni che può fare una madre addolorata, è un dato obiettivo il fatto che la permanenza di mia figlia in quella struttura non ha alcun senso ed alcuna valida finalità se non quello di provocarle un grave trauma, che indubbiamente avrà su di lei
dei postumi permanenti.

Ho inoltrato varie istanze ai Magistrati, ma sono state sempre rigettate.

Ho interpellato uno Psichiatra, il Dott. Andrea Mazzeo, raccontandogli quanto accade a me ed a mia figlia, l’andamento degli incontri tra noi, le telefonate e le sue conclusioni, rese in un parere pro veritate, sono state chiarissime “Nel supremo interesse della minore è necessario che la stessa possa fare ritorno a casa e dalla sua mamma nel più breve tempo possibile”.

Inoltre, dalla lettura della relazione periodica redatta dal responsabile del “Ciliegio” non si riscontra alcuna concreta necessità che la piccola rimanga presso la Casa Famiglia, anzi che sta subendo immotivatamente uno stato di afflizione per l’allontanamento dalla mamma, che non soffre della presunta conflittualità tra i genitori, ma si rapporta serenamente sia a me, che al padre.

Per ultimo, in seguito a tali circostanze, i miei legali depositavano presso la cancelleria del Tribunale per i Minorenni ben tre istanze in pochi giorni, 9 Marzo, 14 Marzo e 15 Marzo, chiedendo la revoca o modifica del provvedimento sulla base del parere pro veritate nella prima istanza, sulla base anche della relazione periodica della Casa Famiglia e nella
seconda, chiedevano altresì un’anticipazione dell’udienza fissata per il giorno 17/04/2012.

Il Tribunale per i Minorenni di Roma, Pres. Dott. Angela Rivellese, Rel. Dott. Cristina Capranica, si pronunciava sulle istanze con un provvedimento (mezza paginetta appena) emesso il 16/03/2012 e depositato il 19/03/2012, tre giorni dopo, rigettando le richieste di revoca.

Ora, il provvedimento de quo, interamente vergato a mano e quasi incomprensibile, in realtà è assolutamente stringato
(poche righe) e privo di motivazione
: innanzitutto, pur dando atto di tutte e tre le istanze, se ne prende in esame (apparentemente) soltanto una, ovvero quella relativa alle conclusioni dello Psichiatra, Prof. Mazzeo, di cui si era allegato parere pro veritate, mentre dell’istanza relativa alle risultanze della relazione periodica della Casa Famiglia non è fatto alcun cenno, della richiesta di anticipazione udienza neppure.

Considerato che le nostre richieste sono state tutte rigettate sarebbe stato il caso di sapere il perché del rigetto.

Invece, non una parola sulla relazione della Casa Famiglia e sulla chiesta anticipazione di udienza: sorge spontaneo domandarsi se abbiano letto veramente tutte tre le istanze.

Il Collegio si limita in poche righe ad evidenziare che il parere pro veritate non era autorizzato e che lo stesso si fonderebbe sull’esame di telefonate non acquisite agli atti e quindi asseritamente non verificabili e che al contrario dagli atti del procedimento non risulterebbe che la piccola soffra un disagio attuale (ma hanno letto la relazione del responsabile della casa famiglia, almeno quella?).

Ma questa non è una motivazione, questo è un assioma ed io dovrei accettare supinamente il volere dei Magistrati del Tribunale per i
Minorenni di Roma ed adeguarmi tout court alle loro radicate ed indimostrate convinzioni precostituite?

E poi, come può il Collegio, in una fattispecie tanto delicata, quando sono in ballo le sorti di una giovane vita, limitarsi a sostenere che quanto dichiara un professionista non fa parte degli atti, senza curarsi di quale sia il contenuto della sua relazione, senza porsi il dubbio che quello che sostiene lo Psichiatra in questione sia corretto, sia la verità?

Sono davvero così sicuri che la mia bambina stia bene presso la Casa Famiglia e che abbiano fatto la scelta migliore per lei?

Come si può sostenere che agli atti non vi sia prova del fatto che mia figlia soffra per la forzata permanenza all’interno della Casa famiglia?

Forse la prova non vogliono trovarla … E pensare che il mio legale, in seno all’istanza del 14/03/12, ha specificatamente fatto riferimento alla relazione periodica redatta dal responsabile della struttura, da cui si evince l’attuale sofferenza di B. per la lontananza da me e dalle sue
abitudini.

Tuttavia, il Collegio caparbiamente rigetta immotivatamente le tre istanze.

A mio avviso, il provvedimento del 16-19 Marzo 2012, emesso dal Tribunale per i Minorenni di Roma, per tutte le considerazioni che ho appena illustrato, integra un illecito disciplinare, in particolare quello previsto dall’art. 2, lett.l) del D.Lgs. 23 Febbraio 2006 n. 109, laddove prevede “l’emissione di provvedimenti privi di motivazione, ovvero la cui motivazione consiste nella sola affermazione della sussistenza dei presupposti di legge senza indicazione degli elementi di fatto dai quali tale sussistenza risulti, quando la motivazione è richiesta dalla legge”.” Ma vi è di più.

In data 15 Marzo 2012 partecipavo alla trasmissione “Mattino Cinque” su Canale 5, alle ore 9,00, insieme ad uno dei miei legali, per raccontare la mia storia.

Per tutta risposta, il sabato successivo veniva diramato un comunicato stampa, senza firma, ma su carta intestata del “Tribunale per i Minorenni di Roma”, con cui venivano sostanzialmente rimproverati gli organi di informazione per aver dato spazio unilaterale ad una madre come sono io, sulla base dell’assunto per cui il Tribunale per i Minorenni decide SEMPRE nel preminente interesse dei minori, sottintendendo quindi che non sbaglia mai e mai ha sbagliato!

Il comunicato proseguiva con la dichiarazione che comunque il Tribunale avrebbe continuato a fare gli interessi dei minori senza subire alcuna intimidazione, ritenendo quindi implicitamente che le mie dichiarazioni o la mia condotta abbia potuto avere un qualcosa di intimidatorio.

Non credo che reagire in un simile modo si confaccia ai Magistrati di un Organo Giurisdizionale, soprattutto con simili toni e contenuti.

Non si può diffondere un messaggio del genere, non si può sostenere che si fa sempre la scelta giusta e sempre nel modo giusto nell’interesse dei minori, senza minimamente avere il dubbio che, sempre in nome della Legge, si possa pur sbagliare, diffidando gli organi di informazione dal dare spazio a chi si permette di dire che gli errori purtroppo vengono commessi, sminuendo il diritto di cronaca, il diritto all’informazione,
nonché il diritto alla libertà di pensiero.

Ora, io ritengo che anche il suddetto comunicato, che non essendo firmato si deve attribuire al Capo dell’Ufficio da cui proviene, ovvero la Dott.ssa Carmela Cavallo, integri un illecit disciplinare, in particolare previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 23 Febbraio 2006 n. 109, lett. v), come modificata dalla L. 269/2006,  “pubbliche dichiarazioni o interviste che riguardino i soggetti coinvolti  negli affari in corso di
trattazione, ovvero trattati e non definiti
con provvedimento non soggetto a impugnazione ordinaria, quando sono dirette a ledere indebitamente diritti altrui….. ”.

*****

Ed intanto, e al di là di tutto questo, la mia bambina di sette anni – la creatura che io ho portato in grembo, che io ho partorito e che io ho accudito sin dal giorno della sua nascita e sino al giorno in cui mi è stata strappata dalle mani, che
io ho amorevolmente trattato come una principessina – continua a stare reclusa e chissà per quanto tempo ancora lo sarà.

Coincidenze della storia italiana: quattro giorni prima che mi venisse “sequestrata” la bambina è morta la famosa Angela Casella, madre
di Cesare, giustamente ribattezzata come “mamma coraggio” perché osò sfidare la ‘ndrangheta.

Mi domando, Eccellenza: dovrò incatenarmi anch’io in Aspromonte per fare liberare mia figlia
o posso continuare serenamente a credere nelle Istituzioni?
Per tutto quanto sopra, CHIEDO che la E.V. eserciti l’azione disciplinare, dandone comunicazione al Ministro di Giustizia ed al Consiglio Superiore della Magistratura, che avvii le dovute indagini, acquisendo tutti gli atti processuali e le informazioni opportune,
e che, all’esito delle stesse, formuli l’incolpazione, chiedendo la fissazione dell’udienza di discussione orale al Presidente della Sezione Disciplinare del C.S.M

Con ossequi Roma, 22/03/2012 Federica Puma. Avv. Giuseppe Lipera

3 thoughts on “Mamma Federica, rivuole la SUA “Principessa Sissi”

  1. cara federica le leggi sui minori fino ad’oggi nn sono state rivedute ne corrette quindi loro tutelano per eventuali danni pregiudizievoli la minore nn calcolando i danni psicoaffettivi per esperienza fai meno chiasso e chiedi al parlamento la riveduta e la correzione di alcuni art di legge sulla tutela dei minori, per esperienza diretta ancora meno clamore sul tuo caso meglio è neanche i legali negli ultimi ventanni sono riusciti a risolvere il giudice tutelare ha la piena volontaria giurisdizione di decidere il meglio del futuro di tua figlia comunque sono con te fai una petizione raccogli firme per la riveduta sopratutto del articolo 316 bis e 317 bis cordiali saluti un abbraccio sono con te…..

  2. Federica, io con tutta la mia famiglia e i miei compaesani ti siamo vicini e urliamo CORAGGIO!!!

  3. Sono sposata da 23 anni ed ho 2 ragazzi, anch’io ho passato tempi pesanti e difficili con mio marito e il pensiero di chiudere con mio marito mi ha sfiorato diverse volte. Sono figlia di separati e conosco fin troppo bene la sofferenza dei figli di fronte alle liti e ai dissapori tra genitori e la conseguente separazione, so io quanto ho pianto perchè mi mancava un padre che mi cercava. Oggi posso dire che di tutto quello che sta succedendo alle famiglie non bisogna darne la colpa ai giudici, ma alla scarsezza di valori di entrambi i coniugi quando di fronte alle difficoltà che si possono presentare si antepone il proprio orgoglio ed egoismo, piuttosto che il benessere dei bambini. E questa storia è la conseguenza di comportamenti insensati ed egoistici di uomini senza il senso della famiglia mancanti di amore per sè stessi e per gli altri e infedeli alla promessa che si fanno un uomo e una donna davanti a Dio il giorno in cui decidono di contrarre matrimonio.

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