Francia sotto choc: tre allievi e un insegnante massacrati di fronte a scuola. Sospetti sui neonazisti. di Fiamma Nirenstein
Che cosa resta da dire, in Europa, patria della Shoah, quando un uomo va a sparare ai bambini ebrei che entrano a scuola? E forse non ci è noto, semmai l’assassino sia lo stesso che ha fucilato nei giorni scorsi tre paracadutisti di origine straniera, il nesso fra uccidere gli ebrei e chiunque egli ritenga inferiore rispetto alla sua immagine pazzoide di società pura? Un tipo come lui non ha già buttato nei campi di concentramento, insieme agli ebrei, anche gli zingari e gli omosessuali? Forse che l’Europa non sa a memoria come sia facile ignorare millenni di civilizzazione per fare di sé una miserabile belva, stavolta una belva in motocicletta, che va a caccia di ragazzi maghrebini prima e poi di bambini ebrei?
La polizia cerca l’uomo che nella stessa zona aveva compiuto nei giorni scorsi altri tre delitti contro militari di origine maghrebina, e quindi c’è chi vuole vedere nella tragedia odierna un prodotto della Francia di Sarkozy: ma essa semplicemente arranca con difficoltà mentre cerca, né più né meno come sempre la Francia, di mantenere un senso di identità. E poiché le elezioni sono vicine, si accusa il presidente di avere alimentato un clima razzista: ma la verità è che la patologia è europea e avvertiremo la delusione di scoprire, quando lo si troverà, un idiota universale, oggi comune in Europa, e comunque un antisemita, perché nessun altro va a uccidere bambini ebrei sulla porta di scuola: troveremo o un quaedista nascosto, che attacca quelli che ritiene i suoi traditori e come indispensabile complemento, gli ebrei; o un idiota francese della razza che è sempre esistita, un individuo con patologici complessi di superiorità e di inferiorità, un mostro normale, con le sue icone di una civiltà superiore che nel clima di una Francia sempre piuttosto pomposa e tuttavia incapace di affrontare, come lo siamo tutti noi europei, le nuove sfide della globalizzazione, ha fatto di tutta l’erba xenofobica della sua anima un unico fascio intriso di benzina.
La Francia somiglia al resto d’Europa, quella della Norvegia di Breivik, o all’America del soldato John Allen Muhammed, idioti feroci l’uno pieno d’odio contro la globalizzazione, l’altro contro la civiltà occidentale in nome dell’Islam. Tuttavia se è vero che il 28 per cento dei francesi pensa che gli arabi siano più propensi a commettere crimini, il 49 pensa che gli immigranti sono più abili nello sfruttare il sistema sociale dei nativi francesi e il 15 per cento ammette di essere un po’ razzista… pure la patologia della violenza in questi casi è limitata. Ciò che ha creato in questi anni sangue, botte, aspirazione al genocidio fino a uccidere dei bambini che vanno a scuola è l’antisemitismo, sempre in crescita in questi anni in Europa. La Shoah non ha curato la malattia di fondo del continente, l’odio più antico che si è eccitato con l’avvento di un’immigrazione islamica talora ancora più antisemita, come ci ha ricordato da noi la preparazione dell’attacco alla sinagoga di Milano da parte di un ventenne marocchino, e tanti altri episodi.
A Roma un bambino, Stefano Tache è già stato mitragliato e ucciso all’uscita della sinagoga e non possiamo oggi fare a meno di ricordarlo. Ma la Francia è campione di antisemitismo. Là nel 1980 saltò per aria la sinagoga parigina di rue Copernic, quattro morti, nell’aprile del 2002 tre sinagoghe furono bruciate, a Nizza e a Sarcelles due scuole furono vandalizzate… Fu allora, e si era ai primordi, che Israele accusò la Francia di essere il Paese più antisemita d’Europa, e solo questo costrinse Chirac a reagire sul serio. Ma da allora le aggressioni violente, spesso in rapporto con gli eventi mediorientali, sono continuati senza tregua, a dimostrare che Vichy non deportò i bambini ebrei francesi solo perché costretta dai tedeschi. Nel 2011, 389 azioni antisemite sono state perpetrate, e anche se c’è un calo del 16 per cento rispetto all’anno precedente, resta eguale il numero delle azioni violente. Ragazze assalite sulla metropolitana perché indossavano una collana con la stella di David, un ragazzo pugnalato per la stessa ragione, botte a chi porta la Kippà in testa, scuole bruciate nel 2009 a Marsiglia, messaggi di odio antisemita nelle cassette delle lettere, bombe molotov contro le sinagoghe… L’elenco è lunghissimo e quasi sempre adornato oltre che da svastiche dipinte sulle scuole da urla di «Palestina vincerà, sporchi ebrei» o «ZOG», che vuol dire governo di occupazione sionista.
Il delitto fiorisce in questa situazione specie quando è difficile credere che l’antisemitismo, quella malattia vergognosa e infettiva, ne sia la vera causa. Così, per esempio, un dottore ebreo di settant’anni è stato pugnalato due volte nel suo ufficio nella cittadina di Valenton a Sud di Parigi. Nessuno ha mai trovato chi è stato. Terribile, indelebile, la storia del ragazzo Ilan Halimi, rapito da una banda di islamici che per tre settimane lo hanno torturato in un casermone di periferia, poi lo hanno gettato in una discarica a morire, oggi postano blog antisemiti sul web. La polizia non trovò Halimi perché non credeva nella pista antisemita. Adesso, dopo Tolosa, è ora che tutta Europa finalmente ci creda, la analizzi nella sua orrida complessità, la combatta. Mentre noi chiamiamo di nuovo tre nomi di bambini uccisi solo perché ebrei, insieme ai milioni cui è già toccata questa sorte. Addio Arieh, di 6 anni, Gabriel di 3, uccisi insieme al padre Nathan, e Miriam di 8.
Il Giornale, 20 marzo 2012