20 marzo – Presi come siamo dalla cronaca, sembriamo dimenticarci dei fatti accaduti alcuni anni fa, che dovrebbero ormai essere consegnati alla storia.
Il dente batte dove il “18” duole…
Appartiene ad altra era geologica il timido tentativo di D’Alema di rivedere le regole del mondo del lavoro. Chi abbia un minimo ricordo di quell’epoca, non può aver dimenticato la durissima reazione di Cofferati che spense, in poche battute, le velleità riformatrici di Baffino.
Stessa storia quando toccò al successore di Cofferati, Epifani, scendere in campo sul medesimo argomento. Cortei, marce su Roma e tutto l’armamentario del vetero sindacalismo; un tempo al servizio della politica, ma ormai diventato egemone per il progressivo e drammatico indebolimento della medesima.
Allevata e coccolata da Epifani, giunse al vertice del sindacato rosso la battagliera Susanna Camusso. Come non ricordare la canzonetta d’antan:”Per quest’anno non cambiare/ stessa spiaggia, stesso mare”?
Un conto è la spiaggia, altro è la drammatica perdita della capacità di misurarsi con la concorrenza globale.
Quando lo statuto dei lavoratori vide la luce, vennero al mondo gli italianni che oggi hanno quarantadue anni, “nel mezzo del cammin di loro vita”.
Era così perfetto, quello statuto, da resistere tetragono a qualsiasi cambiamento, per il bene del Paese e della classe lavoratrice?
La testardaggine dei numeri grida il contrario.
L’ideologia è troppo sorda per ascoltare quel drammatico grido.
-Guglielmo Donnini