PARIGI 17 Mar – Una piccola boutique con l’insegna rosa a pochi passi dal Canal Saint-Martin, in uno dei quartieri più vivaci e colorati di Parigi. In vetrina, la pasta e i taralli di Libera Terra, fatta con cereali coltivati sulle terre confiscate alla mafia, le magliette ‘made in jail’ dei detenuti di Rebibbia, le ‘dolci evasioni’ cucinate dai reclusi del carcere di Siracusa sotto la guida della cooperativa Arcolaio. Ecco ‘Ethicando’, primo punto vendita in Francia dedicato interamente ai prodotti delle imprese sociali italiane, che è stato inaugurato in questi giorni nella Ville Lumière.
“L’impatto sociale di queste iniziative cresce all’aumentare delle vendite dei loro prodotti, dato che nessuna percepisce sovvenzioni pubbliche – spiegano all’ANSA le fondatrici, Ludovica Guerreri e Caterina Avanza – Offrendo loro una vetrina oltre confine, vogliamo aiutarle ad andare avanti e a dimostrare che si può fare veramente qualcosa per cambiare le situazioni difficili”.
L’aspetto commerciale, infatti, è solo una piccola parte del progetto: “La nostra idea è che esiste un altro mondo, ci sono in Italia realtà che fanno cose bellissime, che credono che le persone possano cambiare, che le terre possano cambiare, che si oppongono alla logica della rassegnazione che oggi è tanto forte nel nostro Paese”. Un messaggio tanto importante da trovare posto sulle pareti della boutique, riassunto in uno slogan sintetico quanto chiaro: “Chi non vede un altro mondo è cieco”. In una serata primaverile, insolitamente mite per il marzo parigino, sono venuti a decine a salutare questo debutto, con un aperitivo a base di vino ‘I cento passi’, Igp siciliano tributo a Peppino Impastato, bruschette e “pappa al pomodoro antimafia”, cucinata con i ciliegini cresciuti nei campi strappati alle cosche. “Ovviamente speriamo che gli italiani di Parigi ci sostengano – raccontano ancora le creatrici -, ma vogliamo anche e soprattutto parlare ai francesi, parlare loro di lotta alla mafia e mostrare loro quello che abbiamo, queste altre forme dell’eccellenza italiana”. I prodotti della boutique, infatti, sono altamente selezionati: “Abbiamo criteri molto rigidi di scelta, perché il negozio è tutto autofinanziato. Ma anche perché siamo convinte che si possa essere ‘social’ e fare alta qualità”.
Ethicando, però, non è solo un negozio: l’obiettivo è farne anche uno spazio di incontro, d’informazione e di dibattito, organizzando eventi, presentazioni di libri, conferenze. “In passato abbiamo già fatto cose simili, per esempio con la giornata della memoria per le vittime delle cosche, il 4 aprile scorso, ma affittavamo delle sale. Ora che abbiamo uno spazio nostro, abbiamo vocazione a organizzare gli eventi qui”. Anche perché, aggiungono, parlare di utilizzo delle terre confiscate alla mafia, in un Paese in cui la legge per promuoverne l’utilizzo sociale è ancora un progetto ben lontano dalla realizzazione, è molto più semplice quando si permette a chi ascolta di toccare con mano il risultato del processo.(ANSAmed).