Venezia: Ponte di Calatrava, chiesti 3,4 milioni di danni all’archistar

Venezia, 16 mar.  – Secondo la procura regionale della Corte dei conti la realizzazione del Quarto Ponte sul Canal Grande, progettato dall’archistar spagnolo Santiago Calatrava a Venezia, ha comportato un aumento dei costi “sconsiderato” rispetto a quanto preventivato. Il Ponte della Costituzione, questo il nome, necessita di costanti interventi di monitoraggio e manutenzione quantificati in 3,467 milioni di euro su un costo finale di 11,2 milioni.

Come riporta ‘La Nuova’ di Venezia, sempre secondo la procura della Corte dei conti, che ha indagato per sette anni, sarebbero tanti i soldi pubblici spesi per errori di progettazione della struttura sulle fondamenta, corretti con cinque onerose varianti. Ma non solo, anche la gestione della gara d’appalto è costata molto: l’impresa appaltatrice Cignoni dovette rivolgersi alla tecnologia della Lorenzon, proprio per la natura d’acciaio del ponte.

A mettere nero su bianco tutte le pecche del Quarto ponte sul Canal Grande, è il procuratore regionale della Corte dei Conti, Carmine Scarano che con un “invito” rende noto a Calatrava e a sei dirigenti pubblici (direttore dei lavori e direttore operativo e ai vari responsabili del procedimento), che nei loro confronti “sono emersi validi elementi per una citazione in giudizio per danno erariale dinanzi alla Corte”.

In sintesi, dalla documentazione prodotta dall’accusa si evidenzia una “macroscopica approssimazione” sfociata in un “insieme di errori” sia nella fase di progettazione che di esecuzione dell’infrastruttura, unita a “leggerezza nell’uso del denaro pubblico”.

Il costante monitoraggio sul Ponte di Calatrava nasce da un difetto di progettazione. Il ponte è un arco ribassato che spinge sulle rive su cui poggia. Se il lasco supera i 4 centimetri, la struttura rischia di collassare. Il problema viene alla luce già in fase di progetto esecutivo nel 2001, quando l’ingegner Creazza suggerì a Calatrava di risolvere la questione tenendo in asse il ponte con un tirante subacqueo.

Questo accorgimento, secondo il procuratore Scherano non fece altro che incrementare il costo dei lavori “senza risolvere il problema tecnico”. Risultato: servì un monitoraggio costante del manufatto con l’esborso di 398 mila euro spesi in tre anni per rimettere in asse il ponte con i martinetti idraulici. In questo senso le spese di manutenzione rappresentano un danno erariale. tmnews