La sua storia aveva ispirato «Saving Face», il documentario premiato dall’Academy. Ma dopo il riconoscimento, Rukhsana Mukhtar racconta: «Costretta ad andarmene»
Il suo volto sfigurato dall’acido tiratole addosso dal marito durante una lite nel 2009 è diventato il simbolo della barbara punizione che centinaia di donne pakistane sono costrette a subire ogni anno e che è stata raccontata al mondo in “Saving Face” della regista Sharmeen Obaid-Chinoy, che si è aggiudicato l’Oscar come miglior documentario (http://www.savingfacefilm.com/home/), squarciando così una volta per tutte il velo di omertà e rassegnazione che caratterizza questa tragica storia.
Ma per la protagonista della pellicola, la 25enne Rukhsana Mukhtar, tutta questa improvvisa popolarità ha avuto effetti forse ancor più devastanti dell’acido sulla faccia, perché la ragazza è stata costretta a lasciare in fretta e furia il suo villaggio di Muzaffargarh e a rifugiarsi ad Islamabad per il timore che potesse capitarle qualcosa di brutto
(come se l’essere sfigurata a vita non lo fosse già abbastanza), visto che aveva tutta la sua famiglia contro. «Quando ho sentito che il film aveva vinto l’Oscar, ne sono stata immensamente felice – ha raccontato la signora Mukhtar al londinese “Times” – perché mi sono resa conto che tutto il mondo avrebbe potuto finalmente conoscere il mio dolore e quello delle altre vittime».
di S. Marchetti VANITY FAIR.it