Turchia vuole prendere il posto dell’Italia nel Levante e lo sta facendo con poco sforzo

Il produttore ha annunziato di aver fatto un film storico ” perché sono fiero della storia del mio paese, come chiunque in questa terra”.
Naturalmente non parliamo dell’Italia, ma della Turchia e il titolo del film é ”Fetih 1453? ( conquista) e si riferisce alla conquista di Costantinopoli, per mano di Mehmet II avvenuta mentre Venezia e Milano si scannavano. Solo a cose fatte, l’anno seguente, stipularono una tardiva “pace di Lodi”, su pressione del papato.

Lo stanziamento per il film supera i 17 milioni di dollari.
La storia é stata romanzata sia per la parte storico/militare e per quella amorosa quanto basta per far gridare al plagio con ” Il gladiatore” , ma il lancio, studiato nei particolari fino a fissare l’inizio delle proiezioni alle 14,53, ha sanzionato il successo popolare con 2,5 milioni di spettatori nel solo giorno della prima.

Il film ha dato il via ad un dibattito sull ‘ ” ottomanismo” , ovvero sulla ripresa delle ambizioni turche a svolgere un ruolo di potenza regionale che l’ Italia intaccó per prima, con la conquista della Libia ( 1911-12).
Il primo conflitto mondiale fu il colpo di grazia e Kemal Ataturk sancì e codificò in maniera apparentemente contraddittoria la politica della nuova Turchia , indicando la meta dell’europeizzazione dell’Anatolia, l’adozione dei caratteri latini per la scrittura e l’ammodernamento del paese con la separazione tra Califfato e stato. Stabilì però anche lo spostamento della capitale verso il cuore dell’Anatolia ( a Ankara) per rafforzare l’identità turca e offrendo una promessa di avvenire verso la mezzaluna fertile.

La promessa é stata pienamente capita e avviata da Erdogan e dal suo partito moderato islamico AKP che , sulla scia delle liberalizzazioni fatte dal premier Türgut Ozal , insediato dai militari nel 1980, ( era un professore di economia estraneo alla politica come Monti, proveniente dal centro religioso di Konia) e coadiuvato dal suo ministro degli esteri Ismail Cem.

I due, con la fine della guerra fredda, iniziarono una politica economica di espansione verso la ex Russia Mussulmana assicurando alla Turchia una crescita economica costante, dopo una prima fase di privazioni ( ad esempio vietò l’importazione del caffè che per un turco….) non durissima, ma ben pubblicizzata.

Morto Ozal , dopo un breve interregno in cui si affacciò anche una signora, Erdogan prese le redini interpretando lo spirito nazional popolare, che aveva animato Mustafà Kemal ( Ataturk= padre dei turchi) ed iniziò una politica dell’attenzione ai paesi arabi, pur solidarizzando con la NATO con iniziative umanitarie – ad esempio per la Libia – ma senza fare sconti a nessuno.
Fece notare , a proposito della Libia – che la “no flight zone” non serviva a non far bombardare i libici, ma a farne bombardare alcuni favorendo altri libici.

L’episodio della ” Mavi Marmara” arrembata dagli israeliani mentre faceva rotta verso Gaza fece otto morti, ma diede il segnale che forse i palestinesi avevano trovato un protettore efficace : Erdogan cancellò un protocollo di collaborazione militare con Israele proibendogli l’uso dello spazio aereo turco ( gli israeliani ora si addestrano in Sardegna). L’alterco con Simon Perez a Davos, confermò la nuova direzione della politica estera turca di protezione del mondo arabo.
Lo scontro con la Francia, mostrò che non faceva sconti a nessuno.

L’autonomia dalla NATO non ha però mai assunto aspetti eccessivi o antieuropei. Ha solo cercato un ruolo centrale dal quale svolgere un ruolo di mediazione tra arabi e occidente.
Semplicemente la Turchia , rifiutata da una Europa miope e gretta, sta dimostrando di poter tornare ad essere una potenza regionale sia politica che economica. Ha già strappato molta influenza agli italiani, ha tagliato le unghie a un Sarkozy , che credeva di intimidire la Turchia con la vicenda armena ( affondata dalla corte costituzionale francese come ” liberticida”) e non ha abdicato alla strategia petrolifera del ” southstream” , anzi ha avanzato pretese , non manifestamente infondate sui nuovi giacimenti petroliferi scoperti nelle acque cipriote.

Un ruolo utile agli USA , utile all’Europa , che poggia su un buon esercito, con una economia fragile ma dinamica, un servizio segreto che opera in zona da due secoli, di padre in figlio.
Perso il ruolo, possiamo ancora aspirare a un sub appalto grazie alle infrastrutture industriali . Come la SNAM, che non dobbiamo vendere a nessun prezzo.

Antonio de Martini