ROMA, 9 Mar – Caro Cavaliere, dopo aver acceso le speranze di milioni di elettori che, per tre volte, negli ultimi diciotto anni, le hanno dato la fiducia, è giunto il momento di fare qualche ulteriore considerazione politica; anche se viene da uno sgangherato osservatore come me.
Dato per scontato che la Costituzione è stata concepita per rendere debole l’esecutivo (e, in particolare, il suo presidente) al fine di preservare il primato della repubblica parlamentare all’istituzione da cui prende l’attributo: il parlamento, appunto; si sarebbe dovuto sottolineare il problema al fine di non alimentare false aspettative.
Soprattutto in considerazione di una quasi impossibile riforma costituzionale.
Ci sono stati momenti in cui lei ha dovuto cedere ai ricatti della Lega, temendo un nuovo 1994.
Per non parlare dei condizionamenti esercitati dalla componente oggi confluita nel Fli.
Qualora lei avesse drammatizzato gli aspetti contraddittori della sua maggioranza, e fosse andato incontro alla sfiducia del parlamento, avrebbe guadagnato la concreta fiducia degli elettori.
Le elezioni si vincono e si perdono, ma, vivaddio, sono il sale della democrazia.
Cavaliere, non le chiedo l’impossibile, ma almeno la chiarezza delle sue intenzioni.
I retroscenisti lavorano a tutto campo per anticipare ai lettori le sue mosse future. Stanno costruendo, con pazienza degna di miglior causa, il suo futuro probabile e quello del Pdl.
Stanno anche strologando sul futuro di Alfano, e drizzano le orecchie a ogni malevolo sussurro che lo riguardi (quelli benevoli, si sa, non fanno notizia).
Qualora le sue idee fossero chiare e determinate, le dichiari al Paese prima possibile.
Fare la cosa giusta nel momento giusto è molto difficile.
Non dimentichi, lei che è così attento ai sondaggi e ai flussi elettorali, che quasi il 50% dell’elettorato dichiara di non riconoscersi nei partiti oggi in campo.
Cosa aspetta Cavaliere?
guglielmo donnini