Ue: leaders aprono alla Serbia, e’ paese candidato

2 mar – La Serbia ce l’ha fatta: dopo avere fatto due anni di anticamera e ingoiato un bel po’ di no, i capi di Stato e di governo della Ue hanno deciso  di concederle lo status di paese candidato ad entrare nella famiglia europea. “Il Consiglio europeo concede alla Serbia lo status di candidato”, scrivono i leader nelle loro conclusioni.

L’ultimo ostacolo superato da Belgrado è stata una condizione posta a sorpresa dalla Romania che martedì scorso, al consiglio affari generali, ha bloccato per ore la decisione, legandola a garanzie per la tutela della minoranza dei valacchi (circa 30 mila persone) che vivono in Serbia. Alla fine, le divisioni si sono ricompattate su una “raccomandazione”, ma la decisione finale è stata rinviata ai leader. Due giorni di negoziati hanno consentito di superare le resistenze rumene.

Bucarest ha ottenuto da Belgrado le garanzie richieste e al suo arrivo al consiglio Ue il presidente rumeno Traian Basescu ha pronunciato una sola parola: “sì”. Il premier finlandese Jyrko Katainen ha assicurato: “La Serbia otterrà stasera lo status di paese candidato ad entrare nella Ue”. In mattinata, il premier kosovaro Hashim Thaci aveva dichiarato che il futuro del Kosovo “e di tutti gli altri paesi Balcani è nella Ue e nella Nato”. Mentre una risoluzione della Commissione esteri dell’Europarlamento chiedeva ai 27 di aprire la porta alla Serbia.

Ci vorrà altro tempo ed altri esami prima che venga fissata una data per i negoziati. Ma questo passaggio può essere definito “storico”. Il merito va soprattutto al presidente serbo Boris Tadic che ha sempre mantenuto la rotta del paese verso la Ue. Sotto la sua guida, Belgrado ha consegnato al Tribunale penale dell’Aja per i crimini commessi nella ex Jugoslavia tutti i criminali di guerra ancora latitanti, incluso il generale serbo bosniaco Ratko Mladic, il boia di Srebrenica. E soprattutto è riuscito a ‘normalizzare’ le relazioni con l’ex provincia kosovara, pur senza accettarne l’indipendenza.

Venerdì scorso il Dialogo Pristina-Belgrado, condotto sotto l’egida della Ue, si è concluso con un accordo sulla gestione integrata dei confini del Kosovo del nord e con il riconoscimento del diritto dell’ex provincia di partecipare ai Forum regionali. La Germania ha fatto cadere le sue obiezioni. Italia, Francia e Austria hanno inviato una lettera di forte sostegno a Belgrado. Tutti gli altri partner hanno spinto per inviare un chiaro segnale alla Serbia. E presto anche le obiezioni della Romania sono state superate. La Serbia si affianca così a Montenegro e Macedonia che hanno già ottenuto lo status e sono ora in attesa di una data per l’avvio dei negoziati. La Bosnia non ha fatto alcuna domanda di ingresso, mentre la Croazia ha ultimato tutti gli esami ed entrerà il primo luglio 2013, raggiungendo così la Slovenia, la prima dei paesi dell’ex Jugoslavia ad entrare nella Ue nel 2004. (ANSA)