Enti locali: Meno welfare e più tasse, 2011 -63% di risorse da Stato. Imola caso limite, in tutti i sensi.

IMOLA 27 Feb – Lo Spi-Cgil Nazionale ha effettuato un’analisi dettagliata dei bilanci di  previsione dei comuni italiani. Il campione analizzato è significativo e  riguarda 7.537 comuni distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Dall’analisi analisi emerge un quadro definito “molto preoccupante”
sull’esercizio da parte delle amministrazioni locali delle proprie funzioni e in
particolare di quelle relative alle politiche di sviluppo, agli investimenti e
all’erogazione di servizi alla persona e collettivi. Cala la spesa sociale e
contestualmente, rileva l’analisi dello Spi, “è aumentata la pressione fiscale,
che non ha portato però ad un adeguamento della spesa corrente e
all’innalzamento del livello di copertura dei servizi”. Nonostante ciò, il Comune di Imola si è permesso la sfacciataggine di regalare i soldi dei contribuenti -perchè di regalo si tratta – esattamente 300mila euro – a tanto ammonta il canone annuale dell’Autodromo imolese – alla società che lo gestisce, solo perchè ha fatto il suo dovere, e cioè, portare almeno due eventi internazionali in città, di cui, a parte il rumore, dal punto di vista dei benefici economici per l’economia della città, non se ne è accorto nessuno.

Il 2011, “annus horribilis” della politica sociale. Secondo
lo Spi-Cgil, l’anno da poco concluso può essere definito a tutti gli effetti
l’annus horribilis della politica sociale nel nostro paese. “I Fondi nazionali
per gli interventi sociali, infatti – precisa il sindacato -, hanno perso il 63%
delle risorse stanziate dallo Stato rispetto all’anno precedente. In particolare
il Fondo per le politiche sociali – che serve a finanziare interventi di
assistenza alle persone e alle famiglie – dal 2010 al 2011 è passato da 929,3
milioni di euro ad appena 273,9 milioni. E’ stato invece cancellato del tutto
quello per la non autosufficienza, per il quale era previsto uno stanziamento di 400 milioni di euro”.

“Drastiche riduzioni – continua – sono state operate, inoltre, al Fondo per
le politiche per la famiglia (da 185,3 mln a 51,5 mln), a quello per le
politiche giovanili (da 94 mln a 12,8 mln), a quello per l’infanzia e
l’adolescenza (da 30 mln a 3 mln) e a quello per il servizio civile (da 299,6
mln a 110,9 mln). Una fortissima riduzione ha riguardato, infine, il Fondo per
il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, che porta benefici
soprattutto alle persone anziane alle prese con il caro-affitti e che è passato
da 143,8 mln a 32,9 mln”.

Tasse aumentate. L’analisi dei bilanci dei comuni mostra inoltre come nel 2011 si sia registrato un aumento dei tributi rispetto al 2010, passati da 355,5 euro a 418 euro pro-capite. “Tale aumento – si legge – è determinato da un maggior gettito derivante da tributi federalisti, da quello relativo all’addizionale Irpef e da quello riferito alla tassa sui rifiuti solidi urbani”. A livello nazionale l’imposta sui redditi ha subito un aumento dell’11% mentre la Tarsu del 12%. L’Irpef ha subito aumenti maggiori a Roma (+82,5%), a Brindisi (+36,4%), a Bari (32%), a Napoli (15,6%) e a Firenze (15,2%). Casi limite sono quelli di Marsala, Carrara, Cremona, Lamezia Terme e Imola, dove gli aumenti hanno superato il 100%.

Per quanto riguarda la Tarsu gli aumenti più sensibili si sono registrati nei
Comuni capoluogo di provincia come Reggio Calabria (+64%), L’Aquila (+53%), Catania (35,4%), Lecce (+34%), Palermo (6%), Torino e Napoli (3%). Solo a Milano si è registrata una diminuzione pari al 4,3%. In aumento le entrate extratributarie. In aumento del 7,2% anche le entrate extratributarie, con una spesa pro-capite di 14 euro in più. “Tale aumento si è registrato in particolare nei comuni del nord-ovest (+9,4%), del sud (+8%) e in quelli che superano i 50.000 abitanti (+11,3%)”. I proventi di servizi pubblici (tariffe e
compartecipazioni ai costi dei cittadini, multe) sono aumentati, invece, del
6%.

Il quadro trova motivi di preoccupazione anche da un altro dato: il
60% delle risorse delle amministrazioni comunali viene destinato alle funzioni generali di amministrazione, alla spesa per il personale e, più in generale, al mantenimento dei costi della politica.
“La spesa per il welfare si attesta, invece, al 30% del totale – si puntualizza – e riguarda servizi sociali, politiche culturali, istruzione, sport e tempo libero.  Questa voce ha subito una flessione rispetto al 2010 dell’1% e una contrazione delle risorse pari a 252 milioni di euro”. “Nei comuni del Centro Italia – segnala lo Spi-Cgil – la spesa per il welfare è diminuita del 2,3%, rappresentando il 30,6% della spesa totale. In quelli del sud, invece, la diminuzione è stata dallo 0,9% ma in questo caso rappresenta solo il 22,5%. Riduzioni meno sensibili si sono registrate al nord ovest (-0,6%) e al nord est (-0,2%)”.

Cala la spesa sociale. “La spesa sociale dei comuni (che comprende servizi a favore degli anziani, dei minori, dei disabili e rivolti verso il disagio) è diminuita nel 2011 dell’1,8% con una riduzione di 166,5 milioni di euro e una minore incidenza sulla spesa corrente dello 0,6%”. L’analisi segnala che la diminuzione è stata più forte nei comuni del centro (-4,4%), in quelli del sud (-2,8%), in quelli che hanno tra i 20 mila e i 50 mila abitanti (-2,9%) e in quelli che superano i 50 mila abitanti (-3%)”.

Investimenti in caduta verticale. La voce di spesa dei comuni (riservata agli investimenti finalizzati alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria di infrastrutture) è in caduta libera e ha perso l’8,8% rispetto al 2010 con un taglio di quasi 4 miliardi e mezzo di euro. “Tale riduzione – si segnala – ha riguardato soprattutto comuni del nord ovest (-14,9%) e del nord est (-16,5%). Non hanno risparmiato, però, anche il centro (-8%) e il sud (-5%). Tra le grandi città spicca Palermo (-61,5%), seguita da Milano (-15,3%)”.

Difficile equilibrio di bilancio. Molti Comuni vivono la difficoltà a raggiungere l’equilibrio di bilancio della spesa corrente, che su scala nazionale è al 97,8%. “Tale percentuale è inferiore nei comuni del nord ovest (96,9%), in quelli del sud (97,7%) e in quelli con più di 50 mila abitanti (96,7%). In questi ultimi due casi la percentuale è addirittura in flessione rispetto all’anno precedente (-0,1%, -0,2%)”. Secondo il rapporto dello Spi-Cgil, “un saldo economico inferiore al pareggio di bilancio porta i comuni ad avere problemi sulla spesa corrente, che rischia così di non trovare le coperture finanziarie se non verranno attivate altre entrate tributarie o ‘azioni straordinarie’”.