ROMA 24 Feb – Non serve essere Draghi per definire superato il modello sociale europeo. Cos’altro deve ancora succedere affinché tutti, in primis i sindacati, si rendano conto di una corsa pressoché irrefrenabile verso il baratro?
Il vero spirito riformista dovrebbe ispirare l’azione dei governi prima che sia troppo tardi.
I segnali che ogni giorno arrivano agli esperti di problemi sociali, ma anche a tutti coloro che affrontano le difficoltà di una situazione destinata a diventare esplosiva, qualora non s’intervenisse, dovrebbero richiamare tutti al senso di responsabilità.
Sembra invece che, partendo da casa nostra, ci si dedichi più ai tempi infinitamente lunghi del confronto tra le parti mentre l’edificio del sociale brucia.
È come se, di fronte al pericolo devastante di un incendio, si discutesse all’infinito sui modi e i tempi di spegnimento.
Abbiamo vissuto per decenni, partendo dal paradosso del salario “variabile indipendente dell’economia aziendale”, fino alle folli pretese di salvaguardia dello status quo nel modo più cieco e irresponsabile.
Stiamo dando un pessimo esempio alle nuove generazioni, educandole all’egoismo e all’egualitarismo, mortificando il merito e l’impegno di coloro che vorrebbero costruire il proprio futuro avendo almeno la certezza del presente.
Sono saltati tutti gli schemi. Si provveda subito o sarà il caos a governare ogni rapporto sociale.
L’Europa, che non è riuscita a scongiurare la tragedia della Grecia, riuscirà mai a governare il presente affinché il futuro non venga consegnato al caos? guglielmo donnini
Nella foto: Drago di Komodo