20 feb. – Scoppia un nuovo caso in Rai. A dar fuoco alle polveri è stata la denuncia di una giornalista, Paola Natalicchio, che qualche giorno fa ha fatto riferimento ad una clausola maternità nei contratti dell’azienda: norma che consentirebbe, ha sostenuto, di licenziare le consulenti-collaboratrici esterne se incinte. Immediata è scoppiata la polemica. “Il coordinamento dei giornalisti precari Errori di stampa ha chiesto alla Rai se risponda al vero la notizia seconda la quale una collaboratrice precaria possa essere mandata a casa in caso di gravidanza, quasi fosse una malattia o una colpa grave”, ha fatto sapere Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. E il senatore Pd Vincenzo Vita ha anticipato l’intenzione di sottoporre il caso in Vigilanza.
Ma la Rai ha negato: nessun licenziamento per gravidanza, è stata la replica di viale Mazzini, che ha confermato di “essersi sempre scrupolosamente attenuta al rispetto delle norme a tutela della maternità”. “Non esiste quindi alcuna clausola che possa consentire la risoluzione anticipata dei rapporti lavorativi del personale con contratto, anche a termine, di natura subordinata”, ha sottolineato ancora la Rai.
“Quanto ai contratti di lavoro autonomo – ai quali come noto non si applica lo Statuto dei Lavoratori né le relative tutele – la Rai precisa – è scritto ancora nella nota diffusa da viale Mazzini – di non essersi mai sognata di interrompere unilateralmente contratti di collaborazione a causa di maternità, a meno che questo non sia stato richiesto dalle collaboratrici interessate per ragioni attinenti allo stato di salute o alla loro sfera personale. Ogni qualvolta si sia determinata l’esigenza di interrompere i contratti – si ripete su richiesta delle collaboratrici – Rai si è sempre adoperata per assicurare loro futuri impegni professionali al venir meno della ragione impeditiva pur senza aver alcun obbligo di legge al riguardo”. (TMNews)