Monumento: uccisi un altra volta i 533 ragazzi ragazzi imolesi della prima guerra mondiale.

IMOLA 20 Feb – Anche la giustizia amministrativa chiude il “caso” della rimozione dell’obelisco dalla piazza centrale della città. Per il Consiglio di Stato il ricorso dei Comitati è arrivato in ritardo.

Dopo la sentenza di non luogo a procedere a causa della sopraggiunta prescrizione del reato, emessa dal Giudice monocratico di Imola il 12 gennaio scorso, e che ha messo la parola fine al processo penale, ne arriva un’altra, questa volta di carattere amministrativo, a chiudere definitivamente la vicenda dello spostamento del Monumento ai caduti della Prima Guerra mondiale da Piazza Matteotti, la piazza centrale della città, al Giardino intitolato al Capitano Stefanino Curti a ridosso di uno dei viali della circonvallazione.

Si tratta della sentenza del Consiglio di Stato del 27 gennaio, che ha accolto positivamente l’appello presentato dal Comune oramai più di tre anni fa, il 28 maggio del 2008, a seguito del pronunciamento da parte del Tar del mese prima che imponeva alla appena eletta Amministrazione Manca di risistemare l’obelisco (smontato nell’aprile del 2006 e sistemato nei magazzini comunali per i lavori di ripulitura e di restauro) nella sua collocazione originale entro il 4 luglio successivo.
Il Comune si era anche trovato a dovere risarcire i Comitati per il monumento e dei familiari delle vittime per le spese processuali sostenute, condannato a pagare una cifra pari a 5.700 euro.

Questa volta, però, le parti si sono invertite.
Secondo il Consiglio di Stato, infatti, i due Comitati non avrebbero dovuto presentare ricorso al Tar, considerando che all’epoca il Comune e il Ministero per i Beni e le Attività culturali avevano già manifestato l’intenzione di accordarsi per il superamento del vincolo che legava la tutela di Piazza Matteotti a quella del Monumento ai Caduti, diventata realtà con la firma di un decreto in data 26 giugno 2008.
E a dovere risarcire, adesso, saranno appunto i due Comitati, per 5.000 di quei 5.700 euro.

Con questo giudizio di merito, dopo 6 anni la vicenda può considerarsi vergognosamente chiusa.