ROMA 8 FEB – La Cgia di Mestre, di solito molto precisa nella rilevazione e nella lettura dei dati, comunica:”Nel 2011 sono stati 45.250 i posti per i giovani che le imprese hanno dichiarato di non essere riuscite a reperire sul mercato del lavoro”.
Questo l’elenco delle figure più difficili da trovare (le quantità sono arrotondate per eccesso o per difetto): commessi: 5000; camerieri: 2300; parrucchieri/estetiste: 1800; informatici e telematici: 1400; contabili: 1270; meccanici auto: 1250; elettricisti: 1250; tecnici della vendita: 1100; idraulici e posatori tubi: 1000; baristi: 1000. Non si direbbe, data la crisi.
Mancano veramente le figure di cui sopra, oppure domanda e offerta non s’incontrano? Forse le ragioni sono varie e andrebbero approfondite. Fatto sta che le aziende cercano, ma non trovano.
D’altro canto, i giovani cercano, ma non trovano. Tanti sono i laureati in discipline senza sbocco.
Ai giovani non piace apprendere un mestiere? Allora dovranno confrontarsi con una larghissima concorrenza verso le
posizioni dove molti convergono.
Se, a tutto ciò, aggiungiamo la pessima politica del sindacato, le soluzioni auspicate tarderanno a farsi largo. E quei
giovani, nel frattempo, saranno diventati anziani.
Che ne sarà poi di coloro che potranno fondare una società con un solo euro, quando si recheranno in banca per un finanziamento. Gli verrà richiesto di presentarsi col nonno fideiussore, magari disposto a cedere il quinto della pensione?
Che geni, i tecnocrati filobanche!
guglielmo donnini