ROMA 4 Feb – Il capo classe del Pd, Bersani, segnala al preside del Quirinale che quello del Pdl, Alfano, non riesce a mantenere la disciplina in classe.
Se non ci fosse da preoccuparsi per la gravità della situazione, ci sarebbe materia sufficiente per ridere.
Abbiamo un governo sostenuto da una maggioranza tanto larga quanto improbabile.
Si vocifera di rimpasti, diretti a cooptare alcuni uomini del Pdl e del Pd, per un governo di larghe discordie.
Questo accade quando si forzano le regole democratiche, quando si stropiccia la Costituzione a uso e consumo dei “garanti”.
Quando si toglie al popolo la sola, vera possibilità di espressione della volontà, con la scusa dell’emergenza.
Emergenza è lo stato improbabile in cui ci troviamo, per timore di applicare le regole della
democrazia. Siamo passati dall’emergenza fisiologica di ogni democrazia a un’altra, ahimè, patologica.
Ogni volta che lo spettro delle elezioni anticipate si manifesta, si moltiplicano le voci del “No, non è possibile, non e
questo il momento; il popolo non capirebbe; meglio un periodo di decantazione”.
Neanche il Paese fosse un vino da lunga pezza imbottigliato.
Il ritorno davanti al popolo sembra diventato un male per la “democrazia” distillata nelle segrete stanze degli oligarchi.
Del resto, “Repubblica, il quotidiano degli ottimati, che ancora si nutre dell’ispirata fantasia politologica di Scalfari, non ha mai avuto dubbi in proposito. Pochi, benedetti e subito per condurre l’Italia verso un luminoso futuro, magari costruito sui “futures” e sui “futures dei futures”…
E il popolo? Il popolo è una bestia: dopo un po’, si abitua. Ed è subito pronto a esclamare:”Bene! Bravo! Bis!”.
Macché elezioni! Il problema è un altro. Per fortuna che al Colle c’è Giorgio! Eh vai!
guglielmo donnini