3 feb. – Il giudice non è più obbligato a disporre la custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale di gruppo, ma può optare per misure alternative. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione, interpretativa di una sentenza della Corte Costituzionale del 2010. E’ subito polemica.
“E’ una sentenza che non condivido. Che ritengo sbagliata. Come donna e come tecnico del diritto”. Così l’onorevole Giulia Bongiorno, avvocato diventata famosa col processo Andreotti, che ha fondato insieme a Michelle Hunziker “Doppia difesa”, una fondazione onlus per assistere le vittime di discriminazioni, violenze o abusi.
“Sarà un’ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza“, prevede Donata Lenzi della presidenza del Gruppo Pd della Camera. “Proprio nel periodo che intercorre fra la denuncia e il processo – continua – le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi. Proprio per questi motivi, ci sembra che per un reato così grave l’interpretazione stabilita dalla Corte sia inopportuna e tenga in scarsa considerazione la realtà delle donne vittime di violenza”.
“E’ aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo”, dice Alessandra Mussolini. “La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza – aggiunge la deputata del Pdl – Nessuna misura alternativa può essere accettata da una società che deve tendere a rafforzare i diritti e la tutela delle donne e non a rendere più semplice la vita di chi commette tali orribili reati su di esse”. (TMNews)