REBIBBIA 31 GEN – È emergenza sicurezza in Italia? A giudicare dall’aumento di furti e rapine commessi nel 2011 si direbbe di sì.
Dopo alcuni anni di calo, il trend si è di nuovo invertito. Non succedeva dal triennio 2004-2007. Eppure, chi come don Sandro Spriano, cappellano del carcere romano di Rebibbia, che con gli autori di questi reati ci convive ogni giorno, avverte: “Attenzione a non diffondere un allarme eccessivo: spesso nelle statistiche ci finisce pure chi, per reale e drammatica necessità, ruba un paio di pantaloni al supermercato”.
In base ai dati provvisori raccolti dalle prefetture di tutta Italia sulla base delle denunce presentate a Carabinieri, Polizia e guardia di Finanza, furti in appartamento (140 mila), rapine (50mila) e borseggi (150mila) sarebbero cresciuti, l’anno scorso, del 15%, con un aumento del 34% della percentuale degli immigrati senza permesso di soggiorno coinvolti in crimini connessi al traffico di droga.
Don Sandro, chi sono, dal suo punto di osservazione, gli autori di questo tipo di reati stimati in crescita nel 2011?
Sono prevalentemente ragazzi tossicodipendenti e stranieri. La maggior parte di questi reati viene commessa o per procurarsi la dose di droga da parte di chi non può permettersela o per sopravvivenza. È giusto che la gente sappia che chi finisce in carcere per furto o borseggio è sempre più spesso gente che ha letteralmente bisogno di essere sfamata e vestita, gente che entra in carcere “nuda”.
Si dice che la crisi abbia costretto a delinquere anche molti che hanno perso il lavoro o che non riescono a trovarlo. A lei risulta?
No, mai incontrati. Può essere senz’altro che sia così, ma queste persone in carcere non ci finiscono. Arrivano solo i miseri, coloro che sono totalmente emarginati e che oggi costituiscono il 60% della popolazione detenuta. Tutti i giorni stiamo aprendo i corridoi per mettere i materassi per terra e questo perché gli arresti avvengono con una facilità impressionante. Qualche giorno fa io stesso ho portato a casa un vecchietto di 88 anni finito dentro per un reato di 4 anni fa.
Molti degli autori di furti, borseggi e rapine, sono recidivi. Perché?
Perché quando escono dai penitenziari non sanno dove andare, non sanno come prendere un autobus, come mangiare un panino e la città, Roma in questo caso, è totalmente chiusa, assente.
A giudicare dai dati del ministero dell’Interno si direbbe che le politiche sulla sicurezza messe in atto nel nostro Paese in questi ultimi anni abbiano fallito totalmente. È così?
Io credo che ci sia poca politica della sicurezza e ancor meno politica della prevenzione. Tutto quello che ci dà fastidio, che non è produttivo o inserito in un sistema, viene respinto. E per assurdo molti di questi “rifiuti” della società trovano in carcere, da parte degli altri detenuti, degli operatori, dei volontari, quell’accoglienza che non avevano mai sperimentato prima nella vita. Il carcere diventa quasi un luogo di sosta nel quale, nonostante la fatica di vivere dentro, trovano un rifugio.
Sta dicendo che una volta usciti sono spinti a delinquere di nuovo per poterci rientrare?
Sto dicendo che all’esterno sono in condizioni peggiori di quando vengono reclusi.
Cosa ne pensa allora del provvedimento cosiddetto “svuota-carceri” allo studio del governo?
Che è assurdo, perché può valere solo per chi è benestante non certo per chi non ha neanche un domicilio da segnalare.
Nonostante la comprensione per le situazioni di difficoltà che possono indurre a delinquere, lei non ritiene legittima la richiesta di sicurezza e di certezza della pena che arriva dai cittadini?
Certo, ma la sicurezza si garantisce offrendo alle persone lavoro, un’abitazione, una dignità, non incarcerando questi poveri diavoli perché poi una volta usciti, con la rabbia accumulata, le difficoltà enormi del vivere quotidiano, creano sicuramente più danni di prima. E poi lasciatemi dire anche un’altra cosa.
Prego.
Gli italiani devono far pace con questo concetto di sicurezza: è davvero più colpevole un ragazzo che ruba un pantalone in un supermercato o chi evade le tasse?
da: panorama.it di:claudia daconto