Gelata di Moody’s mentre a Bruxelles è in corso il summit tra i leader europei che dovranno sancire il nuovo fiscal compact (la stretta sui bilanci), l’avvio del fondo permanente di salvataggio enuove misure per rilanciare la crescita e l’occupazione. In un report, l’agenzia di rating americana ha fatto sapere che “il decreto Salva-Italia ridurrà il reddito disponibile delle famiglie attraverso un taglio dei trasferimenti e un aumento delle tasse” che porterà il Pil italiano a contrarsi dell’1% nel 2012.
In apertura di vertice, però, il presidente Eurogruppo Jean Claude Juncker ha dato man forte al premier italiano: “Mi sembra che l’Italia abbia ritrovato il cammino della ragione”, ha sottolineato Juncker, accendendo il semaforo verde alle misure economiche di Monti. Sull’Italia ha parlato anche il presidente della Commissione eueopea, Jose Manuel Barroso, esortando i leader dei Ventisette ad avere fiducia nella ripresa dell’economia Ue. Barroso ha citato le misure adottate “in Spagna ed Italia”, misure “che stanno funzionando, lo hanno riconosciuto anche i mercati”. Affari Italiani.
Barroso ha proposto di inviare squadre di esperti per aiutare gli stati membri in difficoltà, tra cui l’Italia, che hanno un tasso di disoccupazione giovanile molto sopra la media europea, a preparare piani d’azione entro tre mesi per
contrastare il problema. Oltre all’Italia, i Paesi sono Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda.
A Bruxelles i leader europei s’incontrano per sancire il nuovo fiscal compact e cioè la stretta sui bilanci, l’avvio del fondo permanente di salvataggio (Esm) e nuove misure per rilanciare la crescita e l’occupazione attingendo, come ha sottolineato il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, agli 82 miliardi contenuti in uno speciale fondo. Sul tavolo anche la crisi greca, dopo il no di Atene al “commissariamento” proposto da Berlino.
Al fiscal compact dovrebbero aderire 25 paesi, tutti con l’esclusione della Gran Bretagna, mentre nuovi ostacoli
sono stati posti da Polonia e Repubblica ceca. Varsavia ha fatto sapere che si opporrà a meno che nel testo del Trattato che lo istituisce non si chiarisca che a partecipare al processo decisionale siano tutti i membri firmatari e non solo quelli della zona euro. Il fiscal compact, in realtà, secondo l’ultima bozza di accordo, dovrebbe entrare in
vigore dopo la firma di 12 Paesi, deve essere ratificato entro marzo 2013, e solo chi l’avrà ratificato potrà avere accesso al fondo salva-Stati permanente (Esm).
La Repubblica ceca condiziona invece la sua adesione al Patto di bilancio alla possibilità di poter partecipare a tutti i summit della zona dell’euro. Il premier ceco, Petr Necas, al suo arrivo al Consiglio ha detto che il testo così com’e “è inaccettabile” per Praga. “Se vogliono che noi ci impegnamo a qualcosa, se vogliono che noi paghiamo, la nostra presenza ai tavoli dei negoziati è un nostro pieno diritto”, ha detto il premier. Anche il ‘firewall’, pur non essendo ufficialmente in agenda farà parte dei negoziati, e si prevede un rafforzamento, dopo il sì al fiscal compact. Attesa per la
trattativa ad Atene tra governo e creditori privati.