Il regime spagnolo di Franco censurò il “peccatore” Lucio Battisti

ROMA 29 GEN – Il regime spagnolo di Francisco Franco censurò i testi di Lucio Battisti. Eppure Pierangelo Bertoli ricordava che in Italia Battisti aveva la fama di essere un uomo di destra, spiega il quotidiano La Stampa.

Ma negli anni Settanta le opere del cantante italiano sembrano quelle di un peccatore, poco adatte alle credenze religiose del franchismo e quasi pornografiche.

Che Battisti fosse fascista in realtà, spiega la Stampa, non ne esistono le prove certa, ma solo fugaci indizi. Il verso “planando sopra boschi di braccia tese”  nella Collina dei Ciliegi del 1973 potrebbe ricordare un’adunata ginnica degli anni Trenta. Indizio sarebbe poi il “mare nero, mare nero” nella Canzone del Sole, senza tener conto delle “bionde trecce, gli occhi azzurri e poi…” o ancora del “tu eri chiara e trasparente come me”. Indizi corredati dalla voce, spiega la Stampa, che Battisti avesse dato finanziamenti milionari al partito Msi.

La censura spagnola arrivò già per la copertina di “Amore e non amore”, su cui campeggia una ragazza nuda. Non aiutò nemmeno il riferimento esplicito alla masturbazione di Anonimo.

Seni, prostitute e rapporti sessuali dai testi di Mogol non potevano essere tollerati dal profondo senso religioso del regime spagnolo. Si chiede allora il giornalista di La Stampa quale sarebbe stata la faccia di Franco sentendo Battisti nella versione di Pasquale Pannella “Cali il tuo sipario di capelli / sopra l’armamentario voluttuario”, o ancora udendo il suo “in bocca al godimento”.