Anno giudiziario: Severino a Catania per manipolare Napolitano. Olivieri CdA: “Cosa Nostra, colpita ma non vinta!”

CATANIA 28 GEN – “Desidero rivolgere il mio deferente saluto al signor presidente della Repubblica, la cui costante attenzione verso la concreta attuazione dei lavori istituzionali in materia di giustizia costituisce un essenziale punto di riferimento nella nostra quotidiana attività”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Paola Severino, all’apertura del suo intervento all’anno giudiziario a Catania che “e’ una Corte d’Appello molto prestigiosa”.

“Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese” anche perché lo Stato non ripaga mai con la vendetta ma vince con il diritto e l’applicazione scrupolosa di regole e legge” ha detto il ministro. “E’ il modo migliore – ha concluso il ministro – per dimostrare ai criminali l’intima diversità tra legalità della nostra democrazia e ogni forma di intollerabile arbitrio”.

“In Sicilia la criminalità organizzata rende diverso e più oneroso il  lavoro quotidiano, impone di tenere alta l’attenzione per evitare  coinvolgimenti in circuiti di malaffare o peggio infiltrazioni dentro le  istituzioni. Qui si vive in prima linea –  aggiunge – e i risultati lusinghieri sono stati pagati a caro prezzo dai  servitori dello stato. A chi mi chiede chi me lo fa fare rispondo come  Falcone: lo spirito di servizio”.

“Bisogna prendere atto che i meccanismi incentivanti per la copertura delle sedi disagiate, pur apprezzabili, non si sono dimostrati in grado di fronteggiare interamente questa emergenza, soprattutto nelle procure di frontiera” ha aggiunto la Severino. “Su questo tema e sui rimedi – aggiunge – sono aperta al confronto con il Csm e disponibile a cercare soluzioni condivise” che possano consentirne la copertura.

A NAPOLI AVVOCATI PROTESTANO IMBAVAGLIATI – Protesta della avvocati alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli. I consiglieri dell’Ordine stanno seguendo la relazione in piedi e imbavagliati. Protestano contro le iniziative del Governo. In particolare gli avvocati ritengono inaccettabile che tutti i provvedimenti adottati “con il presto della riduzione del debito pubblico siano, in realtà, il mezzo per la tutela di interessi economici bene individuati a discapito dei valori fondamentali della persona”.

CANZIO: PRESCRIZIONE AGENTE PATOGENO “Non è sostenibile l’attuale disciplina sostanziale della prescrizione del reato, nella parte in cui estende i suoi effetti sul processo penale” perché “si rivela in realtà come un agente patogeno” e “incentiva strategie dilatorie della difesa”. E’ quel che è scritto in sintesi nella relazione del presidente della Corte d’Appello di Milano, Giovanni Canzio, che leggerà all’inaugurazione dell’anno giudiziario che comincerà tra poco.

SANTACROCE: IL CLIMA E’ CAMBIATO “Sul fronte dell’amministrazione della giustizia il clima è decisamente cambiato”. Lo afferma il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giorgio Santacroce, nella sua relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Capitale. “Antiretorico e pragmatico, il nuovo ministro della Giustizia si pone obiettivi concreti e raggiungibili: portare a compimento – prosegue – la riforma del processo civile, di vedere quello che non va della mediazione per ridurre il flusso del contenzioso, alleggerire il sovraffollamento delle carceri, potenziare la formazione e l’aggiornamento dei magistrati”. Per Santacroce l’obiettivo è “più risparmio, più efficienza. Si e’ tornati a parlare di confronto costruttivo e di misure strutturali, accantonando il progetto di riforme epocali. Un cambio radicale di agenda: una specie di filo sottile che è il segno tangibile di quella ritrovata concordia che deve alimentare una stagione di riforme, senza chiusure pregiudiziali”.

SCUTO: OBIETTIVO E’ SOLO IL RISPARMIO– “Spiace dovere osservare che l’ottica prevalente del legislatore più che di razionalizzare e quindi rendere più efficiente il risalente reticolo giudiziario sia quella di pervenire a risparmi di spesa attraverso un’imprescindibile operazione di riduzione degli uffici”. Lo afferma il presidente della Corte d’appello di Catania, Alfio Scuto, all’inaugurazione dell’anno giudiziario alla presenza del ministro della Giustizia, Paola Severino. Il magistrato evidenzia “un’intima contraddizione nel sistema: quanto viene risparmiato con una politica di tagli eccessivi ai fondi per l’Amministrazione della Giustizia rischia di essere speso per gli enormi esborsi” come “indennizzi di riparazione del danno da irragionevole durata dei processi”.

“L’organico della magistratura – osserva il presidente Scuto – è segnalato, pressoché dappertutto, come inadeguato. Ma, al di là dei profili delle singole piante organiche, preoccupa di più la scopertura complessiva del ruolo della magistratura, ‘cronicizzatasi’ ormai in percentuali a due cifre. Nel distretto di Catania, al dicembre dello scorso anno la scopertura era del 15,19%: e specificatamente 14,90% negli uffici giudicanti e 15,96% in quelli requirenti. Nessun rinforzo è previsto fino alla metà del 2013″. Una citazione, sui costi, anche sul processo civile, che “costa un punto di Pil l’anno” per “l’alta litigiosità nel Paese”. Il presidente Scuto lancia l’idea di “limitare la pressoché indiscriminata ammissibilità dell’appello” con “l’introduzione di ‘filtri’ d’ammissibilità”.

OLIVERI: MAFIA SEMPRE FORTE – La mafia è sempre forte e radicata nel territorio e continua “a detenere il monopolio delle attività criminali, in particolare del racket delle estorsioni e della gestione illecita degli appalti sistemi più diretti e remunerativi per le cosche. A descrivere una Cosa nostra, colpita ma non vinta, è il presidente della corte d’appello di Palermo Vincenzo Oliveri che sta tenendo, nell’aula magna del palazzo di giustizia del capoluogo, la relazione introduttiva della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario.  Nonostante i successi ottenuti da magistratura e forze di polizia “la presenza dei clan nel territorio – spiega Oliveri – é sempre invasiva e massiccia”.

Una circostanza testimoniata anche dal fenomeno delle estorsioni, in netta crescita. A fronte della pressione del racket non si registra, invece, un incremento delle denunce delle vittime del pizzo, mentre diventa più incisiva l’azione della società civile e delle associazioni di categoria che sempre più spesso assumono posizioni nette giudicando incompatibile la permanenza nelle loro organizzazioni di chi non denuncia.