ROMA – Sarebbe spuntato dalla notte al giorno. Alto piu’ o meno un metro e mezzo, piazzato sul tetto di una associazione culturale islamica a Roma. Una grande fascia verde circa a meta’ e in cima la classica mezzaluna orientata verso la Mecca. E’ un minareto. Il minareto della discordia. Il simbolo del richiamo all’obbligo alla preghiera per i musulmani. Ma non si tratta di quelli presenti nella Grande moschea della Capitale, l’unico centro di preghiera autorizzato ufficialmente, ma dei frequentatori del centro di via dell’Esercito, in zona Cecchignola. E con i cittadini e’ polemica.
Secondo il presidente della ‘Casa della pace’, Arafa Mohsen, “e’ solo un simbolo per indicare ai fedeli la nuova ubicazione della moschea”. E parlando con l’agenzia Dire, ha spiegato: “E’ delle dimensioni di un comignolo, circa 15 centimetri. E anche dal punto di vista urbanistico e’ tutto a posto, abbiamo chiesto tutte le autorizzazioni”. L’associazione islamica in questione e’ stata inaugurata a Roma a settembre del 2006 e poi, nel 2009, si e’ spostata nell’attuale sede.
Ma adesso sulla questione del minareto e’ scontro con i residenti. Per bocca del movimento Res – Roma Europa sociale – un gruppo di cittadini ha espresso la propria preoccupazione: “Alcuni residenti del XII Municipio ci hanno contattato in evidente stato d’allarme per avere visto improvvisamente sorgere sopra il centro culturale islamico una torretta alta poco piu’ di un metro e mezzo, che sembra proprio un minareto islamico”.
E hanno aggiunto: “Dai minareti, i muezzin sono soliti chiamare alla preghiera i seguaci di Allah, scandendo la giornata liturgica in cinque fasi. Restando in una posizione di assoluta ipotesi e supposizione- ha continuato Andrea Roncella, responsabile di Res- ci chiediamo se un minareto, anche se piccolo, possa sovrastare un centro culturale, che non e’ una moschea ne’ un luogo di culto. I romani, e in modo particolare i residenti di questo quartiere, devono sapere se nei prossimi giorni saranno costretti ad ascoltare, nel bel mezzo della notte e poi durante tutto il giorno, i richiami del muezzin e le successive preghiere. Nel caso in cui venisse appurata questa ipotesi, siamo convinti che si tratterebbe di un campanello d’allarme da non trattare con superficialita’”. Mohsen pero’, parlando sempre con l’agenzia Dire, ha provato a charire subito: “Possono stare tranquilli, non ci sara’ alcun richiamo del muezzin”.
La presenza di moschee a Roma, oltre al Centro culturale islamico d’Italia, la Grande moschea, l’unica appunto ad essere autorizzata ufficialmente come centro di preghiera, si caratterizza per la presenza di molteplici centri islamici, alcuni dei quali definiti “a rischio” dall’intelligence. Altri sono frequentati dai cosiddetti ‘predicatori’, mentre ce ne sono di “moderati”. La ‘Casa della pace’ e’ tra questi ultimi. Ma il minareto ha fatto scoppiare la polemica.
24 gennaio 2012 – dire.it