ROMA, 22 GEN – ‘Non siamo servi dei poteri forti e della banche’, ha detto Mario Monti. In tv il premier ha definito ‘visceralfantasistiche’ quelle ‘nebulose sul conflitto di interesse. ‘La mia storia personale – ha aggiunto – dimostra che avrò infinite debolezze ma non questa’. ‘Mi amareggia che venga fatto valere per alcuni ministri che hanno lasciato una posizione durevole per venire su una barchetta che non era chiaro se potesse andare, poi i fatti hanno detto sì’.
Caro premier di nessuno, sulla sua storia personale lasci agli altri i giudizi: Una volta era consuetudine dire di certi personaggi:”Fanno parte dei poteri forti”. Monti appartiene a quella categoria, grazie al prestigio e alle fiducia guadagnati sul campo. Forse sarebbe il caso di chiamare “poteri
altri” quei poteri di cui abbiamo parlato.
I “poteri altri” sono quelli delle conventicole finanziarie, burocratiche e massoniche che “delegano” ai vari governicchi il potere esecutivo apparente, mentre li guidano a distanza di sicurezza, salvo intervenire nei momenti drammatici, dicendo, come è stato detto in parlamento, con la solita spocchia:”Interveniamo noi per colpa della vostra incapacità”.
In realtà, tutti fanno parte, a vario titolo, della classe dirigente del nostro paese e quindi dovrebbero sentirsi coinvolti, nel bene e nel male, in tutte le
vicende italiane nell’interesse esclusivo del popolo e della nazione.
I mercati infatti non fanno distinzioni tra Monti e il Caimano in materia di spread:questa mattina ad esempio, abbiamo superato i 500 punti, in barba al Professore. Questo è il vero problema italiano, Monti o non Monti
Ma, anche se nessuno ne parla ma il bocconiano Mario Monti non è solo l’uomo delle banche e della finanza; prima Comit e Generali e poi Goldman Sachcs, ma è stato innanzitutto un “Uomo Fiat”.
Monti ha fatto parte dei cda della Fiat dall’età di 36 anni (1979) all’età di 50 anni (1993); dopodiché, dal ’94 al 2004 è stato Commissario UE.
E alla Fiat non era un comprimario ma comandava:
E’ stato nel cda della Gilardini del Gruppo Fiat dal 1979 al 1983;
Ha fatto parte del cda di Fidis del Gruppo Fiat dal 1982 al 1988;
Inoltre, era ne cda e Comitato Esecutivo Fiat dal 1988 al 1993;
Oltre a Mario Monti, facevano parte del comitato esecutivo Fiat Gianni e Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens.
Dal 1° gennaio 1987 la Fiat ha avuto in regalo l’Alfa Romeo dall’Iri di Prodi e dallo Stato di. Craxi, Andreotti, Amato, Darida, ecc..impegnandosi per iscritto con il Cipi a mantenere i 40.000 lavoratori di Arese e Pomigliano e a pagare quattro soldi allo Stato con 5 comode rate annuali a partire dal 1993. Ma nel novembre 1993 riduce a 4.000 e poi a zero, i lavoratori di Arese e così poi con Pomigliano.
E mentre la Fiat ridimensiona e poi chiude l’Alfa, riceve 1.000 miliardi dallo Stato solo per costruire gratis lo stabilimento di Melfi. E in questi anni la Fiat, mentre si sbarazzava di 40.000 operai Alfa Romeo, ha ricevuto “aiuti” di Stato di 2mila miliardi di lire per Arese e altrettanti per Pomigliano.
Tutto ciò è avvenuto grazie alle tangenti pagate dalla Fiat ai politici. E tutto questo, è avvenuto mentre Mario Monti era a capo della Fidis la Società finanziaria Fiat, ed era uno dei 5 membri del Comitato Esecutivo di tutta la Fiat.
Domanda: perché Mario Monti, dopo il regalo dell’Alfa Romeo alla Fiat, non fece rispettare i precisi impegni presi con lo Stato sia su Arese che su Pomigliano?
Occorre ricordare a chi soffre di amnesia patologica conclamata che per le tangenti Fiat il 9 aprile 1997 il Tribunale di Torino condannò Romiti e Mattioli a oltre un anno di carcere, sentenza confermata in Cassazione nel 2000, ma cassata qualche anno dopo con la legge di Berlusconi che ha depenalizzato il falso in bilancio, ma i 150 operai dello Slai Cobas che si costituirono parte civile nel processo di Torino furono comunque poi risarciti con 1milione e 600mila lire a testa. Questa notizia, fece dire al compagno di merende, nonché, all’allora, amministratore dell’Ambroveneto, Corrado Passera: “Una gran brutta notizia”.
Ma veramente questi tecnocrati pensano di farci credere che la tangentopoli Fiat fu solo di Romiti? Ma non scherziamo!
Ricordate delle tangenti con soldi avvolti in carta da giornale?
I pacchi di denaro arrivavano avvolti in carta da giornale accuratamente sigillati con nastro adesivo. Dal sesto piano di Corso Marconi, quartier generale della Fiat, le banconote – mezzo miliardo a pacco – venivano quindi portate al quinto piano, nell’ufficio della Signora Maria Nicola, addetta contabile e soprattutto segretaria di fiducia dell’ Amministratore delegato Romiti. La funzionaria, impiegata presso la cassa centrale della Fiat s.p.a., ora in pensione, provvedeva poi a dividere il denaro in piccole mazzette…
Sulla conoscenza da parte di Mario Monti delle tangenti Fiat rimane perlomeno un ragionevole dubbio.
Ma secondo voi, poteva il presidente onorario della Fiat, il senatore a vita Giovanni Agnelli, non sapere nulla dei fondi neri e delle tangenti del suo
gruppo? Immagino la vostra risposta. e gli altri 4 del Comitato esecutivo? Idem, con patatine….
Infatti, la Procura di Torino si è posta più volte questa domanda, ma non ha ricevuto alcuna notizia di reato né alcuna risposta utile dalle centinaia di testimoni e imputati interrogati
L’unico che avrebbe voluto parlarne fuori verbale fu Pomicino ma, quando i pm torinesi gli spiegarono che non si poteva, si avvalse della facoltà di non rispondere;
Craxi ebbe a giurare che di vil denaro si occupava Romiti, mentre l’Avvocato si limitava all’alta strategia. Così la Procura non ha potuto indagarlo.
Senonché il Gup Saluzzo, nella sentenza che condanna Romiti e Mattioli, invita esplicitamente la Procura ad aprire un’inchiesta sull’intero Comitato Esecutivo degli anni delle tangenti, e cioè su Giovanni e Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e sorpresa delle sorprese…il nostro Mario Monti.
I cinque vennero dunque inquisiti per falso in bilancio nel maggio 1998. Ma, come è facile immaginare, ogni tentativo di approfondire il loro eventuale ruolo nel sistema illecito s’infrange dietro i “non so” e le negazioni di chi potrebbe inguaiarli.
Così alla Procura non rimane che chiedere l’archiviazione, in quanto “non esistono sufficienti elementi di prova a carico dei membri del Comitato Esecutivo……
E il 1° settembre 1998 il Gip Paola De Maria archivia dunque il fascicolo sull’Avvocato e gli altri quattro compagni di merende, scrivendo che
è “storicamente provato che Giovanni Agnelli avesse mentito agli azionisti nel negare “le tangenti Fiat, ma, anche se sulla conoscenza sua e degli altri quattro rimane perlomeno un “ragionevole dubbio”, non è provato che le conoscesse.
Romiti, secondo i magistrati di Torino, in soli 10 anni avrebbe accantonato fondi neri per almeno 1.000 miliardi!
“Centododici miliardi di lire falsamente dichiarati per un solo bilancio: quello del 1991. Le riserve occulte tuttavia risalirebbero “a far data dagli esercizi precedenti ad almeno il 1984”. E fra queste disponibilità vi sarebbero pure i “versamenti per almeno 4 miliardi di lire nella primavera 92 destinati al Psi”
Questa tangente di 4 miliardi di lire fu versata con assegno da Romiti a Craxi il 20 marzo 1992 (la maggioranza degli italiani sarebbe disposta a giurare per molto meno)
La fotocopia di questo assegno fu recapitata da Craxi (all’epoca era già ad Hammamet) allo Slai Cobas Alfa Romeo tramite l’avvocato Lo Giudice. Lo Slai Cobas consegnò la copia dell’assegno alla Procura di Torino.
Ora, dato che Mario Monti è anche: 1 “Presidente europeo della commissione Trilaterale e presidente onorario di Brueguel, il think tank che lui stesso ha fondato nel 2005″
2. “L’Italia sarà il primo Paese al mondo ad avere un capo del governo che fa parte allo stesso tempo del comitato esecutivo della Trilateral e del Bilderberg Group, considerati come due superlobby globali più influenti di stretta osservanza liberista
3. Mario Monti fa anche parte dell’Aspen Institute, abbondantemente foraggiato con centinaia di milioni di lire al colpo con i fondi neri tangentizi Fiat.
Da ultimo, come comprovato dal processo Romiti a Torino, lo Slai Cobas chiede a Mario Monti di chiarire la sua posizione sulla Fiat e sulle tangenti
Fiat prima di dare altri soldi a sbafo a Marchionne e alla Fiat per licenziare gli italiani e portare stabilimenti e soldi all’estero.