Negli anni scorsi la Turchia ha evitato di concedere il permesso per il passaggio del South Stream attraverso la sua Zona Economica Esclusiva,
apparentemente per ragioni tecniche e ambientali, ma molto più probabilmente per strappare maggiori concessioni dalla Russia.
In cambio del permesso la Turchia ha ottenuto uno sconto sulle importazioni di gas russo – vittoria importante, dato che Ankara ha
deciso di aumentare le importazioni di gas russo fino 27,5 di miliardi di metri cubi, l’8% in più rispetto al 2011.
Il gasdotto South Stream (capacità di 63 miliardi di metri cubi), che porterà il gas all’Europa occidentale saltando l’Ucraina, è rimasto in sospeso per
qualche tempo a causa dei costi eccessivamente elevati. Ma ora che i progetti ‘rivali’ dell’UE – Nabucco e Trans-Caspian – sono in fase di stallo, la Russia è tornata all’attacco.
Venendo incontro alla Russia la Turchia sembrerebbe aver voltato le spalle all’UE. In realtà l’accordo va considerato all’interno di una strategia più vasta: firmando un accordo con la SOCAR Ankara ha comunque ribadito l’impegno a costruire un gasdotto che trasporti il gas in Europa passando attraverso il proprio territorio. Il gasdotto Trans-Anatolian, che ha una capacità di circa 16 miliardi di metri cubi, trasporterà 10 miliardi di metri cubi gas dai giacimenti azeri di Shah Deniz II verso l’Europa a partire dal 2017.
Di fatto con la costruzione del Trans-Anatolian non ci sarà più bisogno di costruire il Nabucco, e allo stesso tempo l’UE potrà comunque importare gas attraverso il ‘corridoio meridionale’ per diminuire la dipendenza da Mosca. Vi sono addirittura buone possibilità che il South Stream non venga mai costruito, specialmente se il gasdotto Trans-Anatolian sarà in grado di soddisfare la domanda europea.
La Turchia invece trarrà un duplice vantaggio dai recenti accordi: da una parte percepirà i diritti di transito per il gas destinato in Europa, dall’altra godrà di uno sconto sulle importazioni di gas russo.
Cdf