MENTANA & CO. Quelli che… esaltano il blitz a Cortina

di Claudio Romiti

Il blitz delle forze speciali del fisco a Cortina d’Ampezzo ha suscitato un grande ed appassionato entusiasmo nel vasto popolo che crede in modo religioso nel dogma delle tasse quale strumento di sviluppo socio-economico del nostro Paese.

Animati da un furore degno del miglior cacciatore di untori, anche molti nostri uomini pubblici hanno acriticamente plaudito ad una iniziativa che, a mio modesto parere, non può che aggravare la già declinante spinta motivazionale delle nostre imprese a restare sul mercato.

Tra questi una particolare menzione merita il direttore del tg della 7 Enrico Mentana, il quale ha dedicato al raid degli ispettori dell’Agenzia delle entrate una più che encomiastica copertina del suo telegiornale. Con il tono di chi annuncia il cosiddetto arrivo dei nostri, il popolare giornalista ha esaltato senza mezze misure l’uso di simili metodi polizieschi nella lotta all’evasione fiscale, presupponendo che quest’ultima costituisca la madre di tutti i problemi italiani.

E ciò come se non contasse affatto l’altra faccia della questione, ovvero la quantità delle risorse rastrellate dalla mano pubblica e il modo con cui quest’ultime sono spese. Evidentemente il buon Mentana, al pari di tutti i credenti della religione collettivista, prestano fede a quel farneticante spot dell’Agenzia delle Entrate, che da mesi ci bombarda sui canali Rai, secondo il quale se tutti pagassero le tasse il ritorno in termini di servizi sarebbe tale da ripagare ampiamente il sacrificio richiesto ai cittadini.

Eppure, nonostante una costante crescita della spesa pubblica e, conseguentemente, delle entrate tributarie, non si può proprio dire che questo abbia fatto aumentare di pari misura il livello e la qualità dei servizi offerti dallo Stato. In realtà, l’esperienza ci dice che una grossa parte di ciò che viene prelevato dal fisco serve poi ad alimentare quella che molti politici definiscono eufemisticamente spesa pubblica improduttiva, dando vita ad enormi sacche di vero e proprio parassitismo che consentono a milioni di individui di vivere beatamente sulle spalle di chi produce un reddito reale.

Ma tutto questo non spinge i paladini delle tasse come Mentana ad invocare una analoga campagna di controlli nei confronti di chi utilizza con grande disinvoltura una buona fetta di quegli oltre 800 miliardi di euro, ovvero oramai il 54% della ricchezza nazionale, che costituiscono la spesa pubblica.

Forse per i bolscevichi del progresso fiscale è ancora troppo scarsa la quota di risorse gestite direttamente dalla mano pubblica per raggiungere il delirante paradigma del succitato spot propagandistico. Probabilmente per ripagare tutti attraverso il paradiso delle tasse, tale quota dovrà essere ancora aumentata, fino a raggiungere livelli degni di un regime collettivizzato.

Solo che a quel punto non ci sarà più spazio per enfatizzare i blitz dell’Agenzia delle entrate, poiché in un Paese fallito le occasioni per evadere le imposte scendono in proporzione al crollo verticale dei redditi.

Claudio Romiti