di Massimo Introvigne
Negli ultimi mesi si è riacceso in Italia il dibattito attorno alla massonerie e sulla sua influenza sui poteri politici ed economici. Per orientarsi, pubblichiamo un approfondimento di Massimo Introvigne:
Che cosa rappresenta la massoneria in Italia oggi? Per rispondere a questa domanda occorre tenere presente che non esiste «la» massoneria ma piuttosto «le» massonerie, divise a livello internazionale in quattro grandi gruppi.
Il primo gruppo di massonerie costituisce l’«obbedienza» – i massoni usano questa espressione e non «denominazione» – della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, riconosciuta dalla maggioranza dei massoni mondiali –circa sei milioni, benché manchi una statistica ufficiale comprensiva di tutte le obbedienze internazionali, e altre fonti stimino il totale tra i tre e i cinque milioni – come Gran Loggia Madre per tutto il mondo. Per essere riconosciuti da Londra sono necessarie la credenza in Dio come Grande Architetto dell’Universo, l’esclusione delle donne e il divieto di discussioni politiche dirette (quelle «indirette» sono di casa anche in Gran Bretagna) nelle logge. È su questa base che le massonerie maggioritarie dei più importanti Paesi latini – Francia, Spagna, America Latina – hanno perso a partire dal XIX secolo il riconoscimento della loro «regolarità», accusate di ammettere nelle loro fila atei e di occuparsi troppo direttamente di politica di partito. In questa situazione si trovava fino al 1972 anche la massoneria del Grande Oriente d’Italia, istituzione fondata nel 1805 e largamente maggioritaria nel nostro Paese – circa settecentocinquanta logge e oltre diciottomila affiliati –, che appunto nel 1972 era stata riammessa nella comunione con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Da tale comunione è stata di nuovo esclusa nel 1993, in seguito al caso P2 e alle polemiche seguite a indagini giudiziarie sulle attività politiche e affaristiche di alcune logge, e alla crisi interna che ne è derivata.
Dal 1972 al 1993 chi non crede in Dio avrebbe dovuto essere escluso dalle logge del Grande Oriente d’Italia. L’allora Gran Maestro, Giuliano Di Bernardo, aveva tuttavia proposto una nozione di Dio come «principio regolatore» che, benché non formalmente condannata da Londra, era al limite di quanto può essere accettabile dalle massonerie «regolari» e aveva suscitato più di una obiezione. È stato tuttavia lo stesso Giuliano Di Bernardo a fondare, nella crisi massonica del 1993, una Gran Loggia Regolare d’Italia concorrente del Grande Oriente d’Italia – ma nettamente minoritaria: circa 3.000 affiliati distribuiti in un centinaio di logge –, riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra in occasione della sua comunicazione trimestrale dell’8 dicembre 1993. Alla gran maestranza di Giuliano Di Bernardo ha fatto seguito, dal 15 dicembre 2001, la nomina del nuovo e attuale Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi. Giuliano Di Bernardo ha in seguito lasciato la Gran Loggia Regolare d’Italia – che rimane l’unica istituzione massonica italiana riconosciuta da Londra – fondando nel 2002 a Roma l’Accademia Internazionale degli Illuminati.
Veniamo al secondo gruppo. Dal 1961 le massonerie «liberali» che ammettono gli atei – tra cui i Grandi Orienti di Francia, Belgio e Germania – e la Gran Loggia d’Italia degli Antichi, Liberi e Accettati Muratori (A.L.A.M.) detta di Palazzo Vitelleschi, la seconda denominazione del nostro Paese – intorno ai 7.500 iniziati raccolti in circa 400 logge – dopo il Grande Oriente (che è detto a sua volta «di Palazzo Giustiniani» da una sua storica sede), hanno iniziato a riunirsi in diversi organismi internazionali, pure tra molte controversie. Oggi fanno parte del SIMPA (Segretariato Internazionale delle Potenze Massoniche Adogmatiche), egemonizzato dal Grande Oriente di Francia.
La Gran Loggia d’Italia A.L.A.M. è la più grande fra le numerose obbedienze concorrenti che derivano dalla scisma massonico del 1908 del pastore metodista Saverio Fera (1850-1915). Nella storia delle obbedienze che risalgono a Fera e al suo successore Raoul V. Palermi (1864-1948), dette spesso «di Piazza del Gesù», dal nome della piazza romana dove la principale ha avuto sede per molti anni, gli scismi sono frequentissimi. Questi scismi costituiscono un elemento decisivo per spiegare la compresenza in Italia di numerose obbedienze massoniche minori. Rispetto al Grande Oriente, nella Gran Loggia A.L.A.M. vi è stata una maggiore presenza di un elemento «cristiano»: dopo tutto, alle origini c’era un pastore protestante. Tuttavia questo elemento cristiano della Gran Loggia A.L.A.M: si è con il tempo diluito. In genere, le obbedienze liberali denunciano quello che chiamano «il dogmatismo e il conservatorismo sociale della massoneria anglosassone», ammettono gli atei e gli agnostici, e talora anche le donne – come fa la Gran Loggia A.L.A.M. e dal 2010 il Grande Oriente di Francia –, e non rinunciano a un’azione politica, particolarmente evidente in Francia. Il Grande Oriente d’Italia non fa parte del SIMPA, ma come si è visto non è neppure riconosciuto da Londra, e occupa una posizione anomala, a metà strada fra il primo e il secondo gruppo di obbedienze.
C’è poi un terzo gruppo. La letteratura della Gran Loggia Unita d’Inghilterra denomina «massoneria di frangia» (fringe masonry) l’insieme delle obbedienze i cui interessi si situano soprattutto sul versante dell’occultismo e della magia. A partire dal secolo scorso questi interessi sono scoraggiati nella massoneria «regolare» e hanno quindi preso la strada di organizzazioni «di frangia». Le obbedienze «di frangia» più diffuse in Italia adottano una simbologia ispirata all’antico Egitto e costituiscono la famiglia – divisa in numerose obbedienze rivali – delle massonerie «egiziane», il cui antecedente storico è rappresentato dall’Alta massoneria egiziana creata nel Settecento da Cagliostro (1743 o 1749-1795).
Possiamo parlare anche di un quarto gruppo, Certamente «irregolari», nel senso di considerate non regolari dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che esclude le donne – oltre che «di frangia» –, sono le obbedienze femminili e miste nate con lo scopo precipuo di riconoscere alle donne a pieno titolo l’appartenenza massonica. La principale è l’ordine misto Le Droit Humain, fondato nel 1893 in Francia dalla femminista Maria Deraismes (1828-1894) e dal senatore Georges Martin (1844-1916). Dalle obbedienze femminili e miste vanno distinte le logge «di adozione«, semplici ausiliari della massoneria che organizzano le spose e le figlie dei massoni senza che queste ultime rivendichino in alcun modo una effettiva appartenenza all’ordine: di questo tipo è la Stella d’Oriente, che ha nel mondo circa tre milioni di adepte – e oggi anche adepti, dal momento che si presenta come un ordine misto, accogliendo pure simpatizzanti di sesso maschile della massoneria – e che esiste anche in Italia sotto il controllo del Grande Oriente d’Italia. In Italia – oltre a potere aderire al Droit Humain, che ha oggi dai duecento ai trecento membri fra uomini e donne – le donne che desiderano diventare massone a pieno titolo possono essere iniziate nella Gran Loggia d’Italia A.L.A.M.
Alcune donne non sono però soddisfatte né dell’esperienza in questa obbedienza – accusata di riservare loro un ruolo comunque limitato, e dove peraltro a tutt’oggi si trovano la maggioranza delle donne massone italiane –, né della possibilità offerta dal Grande Oriente – a partire dal 1965 – di partecipare alle attività paramassoniche della Stella d’Oriente. Così, da una prima loggia nata nel 1972 a Reggello (Firenze), è sorto un movimento per una massoneria femminile indipendente che ha portato alla costituzione nel 1975 della Gran Loggia Femminile d’Italia, riconosciuta da quella Gran Loggia Femminile di Francia che è emersa negli anni 1970 come «Gran Loggia Madre» della massoneria femminile internazionale. Dissensi interni hanno portato nel 1979, dopo la scissione di diverse logge, alla costituzione di una separata Gran Loggia Tradizionale Femminile d’Italia, chiamata poi dal 1990 Gran Loggia Massonica Femminile d’Italia. Questa seconda realtà ha strappato alla Gran Loggia Femminile d’Italia l’agognato riconoscimento francese, e la rappresentanza dell’Italia nell’organismo internazionale C.L.I.M.A.F. (Comité de liaison internationale de la franc-maçonnerie féminine, «Comitato di collegamento internazionale della massoneria femminile»). La citata ammissione a pieno titolo delle donne, nel 2010, nel Grande Oriente di Francia non ha tolto vigore alle massonerie femminili, che mantengono la loro autonomia anche nei Paesi di lingua francese, così come in Italia.
I circa trentamila massoni – e massone – italiani sono dunque divisi, anche se nel complesso arcipelago – dove è facile perdersi tra nomi e sigle – Grande Oriente d’Italia e Gran Loggia d’Italia A.L.A.M. fanno la parte del leone. Sono anche relativamente pochi, rispetto ai milioni di massoni degli Stati Uniti. Ma è sbagliato credere che non siano influenti. Al contrario, è negli Stati Uniti che forse i massoni sono troppi. Secondo una battuta attribuita all’avvocato Giovanni Agnelli (1921-2003), in America è massone anche il benzinaio. E in ogni cittadina americana sono massoni tutti i professionisti di qualche importanza, tranne i cattolici. Essere massoni conferisce dunque minori privilegi. Ma in Italia, dove i massoni sono pochi e dove il senso di appartenenza si è forgiato in una lunga controversia con la Chiesa Cattolica, l’influenza nelle professioni e negli affari è ancora molto notevole, così come nell’amministrazione dello Stato.
Come La Bussola Quotidiana ha più volte ricordato, lo specifico della massoneria che disturba di più la Chiesa Cattolica non è l’aspetto economico o di carriera di queste influenze ma il progetto culturale soggiacente, la diffusione del metodo massonico il quale insegna che non ci sono dogmi né principi non negoziabili, ma che tutto è soggetto alla discussione e alla mediazione. Questo metodo instilla nell’iniziato una visione della verità come relativa e condizionata da variabili indipendenti che la determinano, tipica di un certo relativismo. Com’è evidente, si tratta di una posizione antitetica a quella della Chiesa, per cui esistono verità che non possono essere messe in discussione e principi che non sono negoziabili e che non dipendono dal consenso.
Per questo – con una posizione che riguarda tutte le massonerie – la Chiesa, con la «Dichiarazione sulla massoneria» del 1983 della Congregazione per la Dottrina della Fede, firmata dal suo prefetto di allora cardinale Joseph Ratzinger ma sottoscritta anche dal Papa Beato Giovanni Paolo II (1920-2005) così che dev’essere considerata Magistero vincolante per tutti i fedeli e tuttora vigente, ci ricorda che «rimane […] immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».
Massimo Introvigne – la bussola quotidiana